Vangare, usando la natura senza contrastarla


Vermi e insetti per ammorbidire il terreno, il riutilizzo di erbacce e di piante infestanti, ai concimi organici. Assecondare le caratteristiche della natura per favorire il raccolto. Comprendere il bio-ciclo.

Abbiamo visto, nel precedente articolo, come esista la possibilità di coltivare anche senza smuovere il terreno con una vangatura o un’aratura. Vediamo ora alcune tecniche utili per ottenere buoni risultati.

Per cominciare bisogna valutare il terreno e la sua compattezza.

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Se il terreno non è mai stato coltivato potrebbe essere molto compatto, soprattutto se è stato compresso dal passaggio di macchine, animali, o persone. In tal caso potrebbe essere utile un’unica lavorazione (vangatura) al fine di decompattarlo. Non ne serviranno altre in seguito. Solitamente, comunque, non sarà necessario.

Nei terreni incolti (come i prati) l’attività degli animali del terreno (lombrichi, insetti vari…) contribuisce a mantenere il substrato sufficientemente morbido. Sarà inoltre utile riempire eventuali buche e livellare il terreno.

Se non si abbisogna di una lavorazione preventiva, si parte eliminando le erbe spontanee presenti. Nei terreni già coltivati si strappano semplicemente le erbacce, magari aiutandosi con un attrezzo (un coltellino, una zappetta…) per estirpare le più tenaci e quelle che hanno le radici più profonde.

Se il terreno è invece ricoperto di un manto erboso, si procede all’eliminazione della cotica usando un badile: si infila la pala orizzontalmente, come fosse una lama, uno o due centimetri sotto la superficie del terreno, tagliando le radici dell’erba e asportando le zolle. Queste potranno essere riutilizzate per produrre compost e concimare l’orto in seguito.

Alcuni autori (Fukuoka in primis) consigliano di preparare delle prose, ovvero dei piccoli dossi che siano lunghi quanto l’orto stesso e larghi un metro circa, dove piantare. Può essere utile nelle zone molto umide e piovose, per evitare ristagni e marciumi. Altrimenti potete lasciare il terreno piano.

Il secondo passo è la concimazione del terreno, tenendo presente le esigenze delle piante che andrete a piantumare. Evitate quindi concimi azotati dove porrete le leguminose e le verdure da fiore (che necessitano più fosforo e potassio), o da radice. Usate preferibilmente concimi organici (letame, stallatico, compost…).

La sostanza organica rilascia i nutrienti in modo più graduale e aiuta a strutturare il terreno (cosa determinante nei substrati argillosi) rendendolo più morbido e facile a penetrare per le radici. La concimazione organica va fatta durante l’inverno, quando il terreno è a riposo, spandendo il concime su tutta la superfice da concimare. In questo modo il concime avrà il tempo di maturare bene in loco e di rilasciare le sostanze necessarie alle piantine in primavera.

Quando la primavera arriva, si procede a piantumare le piantine. Si effettua solo il buco necessario a interrare la zolla della piantina, o, in caso si preferisca seminare direttamente in piena terra, si farà solamente il buco necessario a ospitare il seme. Al massimo si potrà fare un solco poco profondo (un centimetro circa) che ospiterà più semi.

Una volta che le piantine saranno spuntate, si coprirà il terreno con una pacciamatura, anche questa possibilmente organica. Si possono usare i materiali di scarto del giardino o delle coltivazioni precedenti (foglie secche, paglia, sfalcio d’erba seccato…). La pacciamatura aiuta a preservare l’umidità del terreno, lo protegge dal dilavamento e, decomponendosi, col tempo, rilascerà sostanze nutritive e contribuirà a strutturare il terreno.

Concimazione e pacciamatura dovranno essere rinnovate ogni anno, senza togliere lo strato dell’anno precedente. In questo modo si creerà, col tempo, un terreno fertile, vivo, il cui strato attivo sarà formato a sua volta da diversi strati di sostanza organica in decomposizione, sempre più “matura” via via che si va in profondità. Un terreno, insomma, molto simile a quello delle foreste e degli ambienti naturali.

Infine, le erbe infestanti che cresceranno potranno essere lasciate a marcire, una volta estirpate, sul posto, senza bisogno di portarle vie. Molte infestanti, poi, possono essere lasciate crescere e utilizzate a loro volta. Facciamo il solo esempio, in questa sede, della Portulaca oleracea, la quale, crescendo orizzontalmente sul terreno, non dà fastidio alle altre piante ed è buona da mangiare.

Sperando che questi accenni vi siano stati utili, vi auguro un buon lavoro!

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