Tra flutti caotici e impetuosi: Ukiyo-e, il periodo classico
L’opera di Marco Milone documenta l’ “Instagram primordiale”, la stampa artistica giapponese antenata della fotografia. Divenne addirittura fonte di ispirazione per l’arte occidentale dell’800, in particolare per l’Art Nouveau.
Il teatro Kabuki, il teatro delle marionette, le case da the dove si esercitava la prostituzione, e infine il sumo erano tutte le attrazioni che si offrivano unicamente all’interno dei quartieri di divertimento…il mondo crepuscolare dei quartieri di piacere suggerì agli artisti dell’ukiyo-e molti dei suoi temi più noti…promuovendo inconsapevolmente la nascita di una tradizione artistica ed estetica che li avrebbe resi immortali
Marco Milone
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Non è un caso che “La grande onda di Kanagawa” di Katsushika Hokusai, ovvero l’opera più rappresentativa del Giapponismo, sia stata scelta da Claude Debussy, il maggior compositore esoterico del simbolismo musicale di tutti i tempi, come copertina della sua opera La Mer.
Gli Ukiyo-e sono infatti, l’origine del loro nome lo certifica, “fluttuanti”come onde, che si muovono tra il reale e il surreale, tra il sogno e la realtà.
A raccontarcelo nel suo libro “Ukiyo-e. Il periodo classico” è Marco Milone, che con una meticolosa ricerca supportata da un monumentale lavoro bibliografico, ci racconta quelle che sono state le basi dell’illustrazione moderna, sviluppatesi in Giappone tra il 1603 e il 1868, ovvero durante tutto il periodo Edo.
Le pagine in cui l’autore illustra le tendenze delle molteplici scuole interpretative ci portano a considerare l’Ukiyo-e come un Instagram primordiale, un antenato della Fotografia sia per quanto concerne la fruizione che per quanto riguarda il suo rapporto con la società, un artistico metodo narrativo-visivo che rende l’arte del “mondo fluttuante”, un importante documento del passaggio culturale dal Giappone antico a quello moderno.
Le affinità con l’invenzione di Daguerre sono molteplici, l’Ukiyo-e è una stampa artistica giapponese nata su carta inizialmente monocromatica e successivamente a colori. Il suo essere “fluttuante”, caotico impetuoso nel movimento può accostarsi alla nascita delle grandi città e all’industrializzazione, humus delle nuove tecnologie.
Come la Fotografia è rivolto alla massa, il costo di un Ukiyo-e corrispondeva ai 4 euro di oggi e quindi alla portata di tutti quelli che non potevano permettersi un ritratto. I primi ad essere immortalati graficamente furono cortigiane, lottatori di Sumo e artisti famosi di Teatro Kabuki.
Quest’ultimo si sviluppò in simbiosi con il mondo xilografico, per ogni rappresentazione Teatrale si arrivò anche a creare cinquanta diversi tipi di ritratto d’artista , un‘operazione che permise alle due realtà di promuoversi a vicenda. Lo stesso rapporto si instaurò anche tra i pionieri della fotografia e gli attori del teatro di Prosa e di quello Lirico dell’Ottocento.
Anche le immagini erotiche furono molto utilizzate nell’Ukiyo-e, la stessa cosa accadde anche con la diffusione della Lanterna Magica tra le corti Settecentesche.
Con la Rivoluzione Meiji del 1868 e l’apertura dell’Oriente verso gli scambi commerciali con l’Occidente i colori vegetali usati per le xilografie giapponesi vennero sostituiti con quelli chimici (anilina) importati dalla Germania. Paradossalmente, in questo loro momento di decadimento strutturale che sfocerà nel sopravvento della Fotografia gli Ukiyo-e vivranno una seconda rinascita diventando fonte di grande ispirazione dell’Art Nouveau e degli Impressionisti, influenzando tutto il mondo dell’Arte tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.
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Attrice e cantante, con ampia esperienza nella docenza accademica. Si esibisce in importanti produzioni in Italia, Giappone e Thailandia, diretta e collaborando coi grandi nomi nazionali e internazionali. Diplomata in Canto e laureata in Nuove Tecnologie all’ Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi che illustra il rapporto tra il mondo del teatro e l’immagine. Dopo aver iniziato la sua carriera come cantante nei maggiori teatri italiani ed esteri (Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Petruzzelli, Teatro Verdi di Salerno, Orchard Hall di Tokyo, Mahidal Hall di Bangkok…) diretta da B. Campanella, G. Gelmetti, D. Oren…e con la regia di N. Joel, S. Roche, W. Pagliaro,D. Haughton e V.Salemme. Approfondisce lo studio teatrale con G.Albertazzi, E.D’Amato, A. Terrani, P.Maffioletti ed E. Paterniti. Il suo repertorio comprende prime esecuzioni assolute come “Il Re Nudo” di L. Lombardi con protagonista Elio delle Storie Tese o la commedia musicale “Ulisse” di A .Del Giudice andate in scena al Teatro Nazionale di Roma. Ha inaugurato il Museo del Novecento di Milano con musiche di N.Rota e E. Morricone, ha eseguito per La Verdi di Milano le Shakespeare Songs di M. Castelnuovo Tedesco. Ha recitato nello spettacolo “Guardali si credono noi” andato in scena al Teatro Palladium di Roma nell’ambito del Romatre Film Festival con la regia di Paola Maffioletti. E’ stata Zerlina nel film “Parlami d’amore” di S.Muccino, ha preso parte al documentario “Chi è di scena. Il Petruzzelli torna a vivere “con la regia di M.Sciarra e al documentario “Il Futurismo un movimento di arte e vita” con la regia di L.Verdone. Ha partecipato al Festival della Voce di Capri con uno spettacolo dedicato a Sarah Bernhardt e Felix Nadar ripreso al festival di Monterchi.
Email: manubonis@gmail.com – Sito: www.manuelaboni.com