Phone Policy nei concerti: giusto o sbagliato?


Si tratta di una metafora di rispetto per se stessi o per gli altri? O per entrambi? A proposito del divieto di utilizzare i telefoni cellulari nei club e ai concerti… ma è davvero questo il problema principale della scena live e clubbing, tutta, e del suo vivere in maniera pura le emozioni provenienti dal palco a cui si assiste?

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Chiunque sia appassionato di musica si sarà imbattuto nel concetto di “no phone policy”. In poche parole, si tratta di una regola che vieta l’uso dei cellulari durante gli eventi. Le motivazioni sono molteplici e si va dal desiderio di creare un’esperienza più autentica e coinvolgente (in primis), alla volontà di proteggere gli artisti da distrazioni visive.

L’idea è che il pubblico dovrebbe essere completamente immerso nella musica e nel momento presente, senza distrazioni digitali.

Voi che ne pensate?

Mettetevi comodi… Partiamo da qui…

Phone Policy nei concerti: giusto o sbagliato?

Si tratta di una metafora di rispetto per se stessi o per gli altri? O per entrambi?
A proposito del divieto di utilizzare i telefoni cellulari nei club e ai concerti… ma è davvero questo il problema principale della scena live e clubbing, tutta, e del suo vivere in maniera pura le emozioni provenienti dal palco a cui si assiste?


Chiunque sia appassionato di musica si sarà imbattuto nel concetto di "no phone policy". In poche parole, si tratta di una regola che vieta l'uso dei cellulari durante gli eventi. Le motivazioni sono molteplici e si va dal desiderio di creare un'esperienza più autentica e coinvolgente (in primis), alla volontà di proteggere gli artisti da distrazioni visive.

Da un lato, c’è chi sostiene che la musica dal vivo sia un’esperienza unica e irripetibile, che merita di essere vissuta appieno senza l’intermediazione di uno schermo. Dall’altro, c’è chi ritiene che vietare i telefoni sia un’imposizione eccessiva e che limiterebbe la possibilità di condividere emozioni e ricordi con gli altri. Da qui inizia, o almeno ci provo, la mia personale analisi socio(pato)psicologica, passatemi il termine.

Dietro l’impulso a immortalare ogni istante di un concerto si nasconde spesso il desiderio di affermare la propria identità e di appartenere a un gruppo. I like, i commenti e le condivisioni diventano una sorta di valuta sociale che misura la nostra popolarità.

Richard Lanham, nel suo libro ‘L’Arte dell’Attenzione’, ci spiega come la tecnologia abbia frammentato la nostra attenzione. Durante i concerti, siamo costantemente distratti dai nostri smartphone, perdendo così la possibilità di vivere l’esperienza nel suo complesso. La cultura della condivisione imperante sui social media ha trasformato il concerto in un evento ibrido tra performance dal vivo e produzione multimediale. La costante necessità di catturare e condividere ogni istante ha modificato il rapporto tra artista e pubblico, creando una nuova dinamica tra palco e platea. Mentre alcuni artisti sfruttano questa tendenza per aumentare la propria visibilità, altri si oppongono a questa invasione tecnologica, difendendo il valore dell’esperienza live autentica.

Phone Policy nei concerti: giusto o sbagliato?

Si tratta di una metafora di rispetto per se stessi o per gli altri? O per entrambi?
A proposito del divieto di utilizzare i telefoni cellulari nei club e ai concerti… ma è davvero questo il problema principale della scena live e clubbing, tutta, e del suo vivere in maniera pura le emozioni provenienti dal palco a cui si assiste?


Chiunque sia appassionato di musica si sarà imbattuto nel concetto di "no phone policy". In poche parole, si tratta di una regola che vieta l'uso dei cellulari durante gli eventi. Le motivazioni sono molteplici e si va dal desiderio di creare un'esperienza più autentica e coinvolgente (in primis), alla volontà di proteggere gli artisti da distrazioni visive.

L’esempio del mondo della techno, dove l’uso dei cellulari durante i concerti è fortemente limitato, dimostra che è possibile creare un ambiente più coinvolgente e rispettoso, dove la musica è al centro dell’attenzione.

La musica dal vivo è in grado di trasportarci verso mondi a noi talvolta anche molto lontani e in quel momento, siamo tutti parte di qualcosa di più grande. Vale davvero la pena di riuscire a conservare tale dimensione.

Ma perché sentiamo il bisogno di immortalare tutto con il nostro smartphone? Forse perché vogliamo condividere la nostra felicità con gli altri, o semplicemente perché vogliamo avere un ricordo tangibile di quell’esperienza.

Tuttavia, ci siamo (forse) persi che c’è qualcosa di magico nel vivere un’esperienza senza la preoccupazione di doverla documentare. Quando siamo completamente immersi nella musica, possiamo lasciarci andare, dimenticare i nostri problemi e connetterci con gli altri ad un livello più profondo. Magari, ecco… ricominciamo da QUI.

È chiaro che il dibattito sulla “no phone policy” non ha una risposta semplice, immediata. Ogni club, ogni evento ha le sue peculiarità e richiede un approccio doverosamente diverso. L’importante è trovare un equilibrio che permetta a tutti di godersi la musica nel modo che si preferisce.

Forse la soluzione potrebbe essere quella di creare degli spazi dedicati alla condivisione sui social, oppure di incoraggiare gli artisti a creare momenti di interazione con il pubblico. Viola Stefanello in un articolo de Il Post, riporta come diverse artiste tra cui Taylor Swift, Rosalía e Lorde, hanno deciso di elaborare ad hoc la scenografia del proprio concerto in modo da garantire una buona resa social ma numerosi artisti non sono affatto felici del rivolgersi al pubblico e trovare solo una fotocamera.

Una delle soluzioni più discusse per limitare la presenza invasiva degli smartphone ai concerti è stata la custodia Yondr, adottata da artisti come Bob Dylan. Questa custodia blocca temporaneamente l’uso del telefono, creando un’oasi senza distrazioni. Tuttavia, un’idea così drastica ha incontrato sia entusiastici consensi che feroci critiche, come quelle di Damon Albarn dei Blur, che ha sostenuto che un pubblico coinvolto non ha bisogno di essere “imbrigliato”. È un dibattito che divide l’opinione pubblica: da un lato, la volontà di creare un’esperienza immersiva e autentica, dall’altro, il rispetto per la libertà individuale e il timore di una eccessiva regolamentazione. La linea è sottile, e la soluzione ideale sembra ancora da trovare.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di valorizzare sia l’esperienza individuale che quella collettiva, senza imporre restrizioni eccessive.

La musica è un linguaggio che parla al cuore. Indipendentemente dalle regole, ciò che conta è vivere l’emozione del momento presente, connettersi con gli altri e creare ricordi indimenticabili. O no?

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Phone Policy nei concerti: giusto o sbagliato?

Si tratta di una metafora di rispetto per se stessi o per gli altri? O per entrambi?
A proposito del divieto di utilizzare i telefoni cellulari nei club e ai concerti… ma è davvero questo il problema principale della scena live e clubbing, tutta, e del suo vivere in maniera pura le emozioni provenienti dal palco a cui si assiste?


Chiunque sia appassionato di musica si sarà imbattuto nel concetto di "no phone policy". In poche parole, si tratta di una regola che vieta l'uso dei cellulari durante gli eventi. Le motivazioni sono molteplici e si va dal desiderio di creare un'esperienza più autentica e coinvolgente (in primis), alla volontà di proteggere gli artisti da distrazioni visive.