La Torre dei Tarocchi
Nel nostro essere continuamente tentati, la sola via d’uscita è la ragione. Più facile a dirsi che il farlo – una storia lunga una torre (che cade).
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La carta della Torre venne chiamata nel Rinascimento con vari nomi: se nel Sermo de Ludo appare come Sagitta, altri autori, fra cui il Garzoni, il Piscina, il Pomeran e Teofilo Folengo, la definirono come Il fuoco. Ma fu anche denominata La casa del diavolo a Ferrara, La Magione di Plutone e La casa dall’Aretino. La troviamo inoltre come La casa del dannato, Inferno e Cieli. In Francia verso la metà del sec. XVII si iniziò a chiamarla Maison-Dieu e Maison de Dieu ovvero ‘Casa di Dio’, mentre in Italia a metà Ottocento la troviamo definita come La Torre, termine con il quale è tutt’ora conosciuta.
Innanzitutto, occorre evidenziare come per ‘Casa di Dio’ si debba intendere sia la Chiesa fisica che altri luoghi dove regna la grazia divina e per ‘Casa del Diavolo’ l’Inferno in senso stretto e luoghi d’impurità dove si vive nel peccato. Entrambe le espressioni nella tradizione popolare italiana di alcune regioni mantengono significati equivalenti: abitare ‘a casa di Dio’ o ‘a casa del Diavolo’ vuol dire esattamente la stessa cosa, cioè vivere in un luogo lontano e scomodo, in capo al mondo.
Tutti i termini sopra indicati attribuiti a questa carta, da foco a sagitta, casa, casa del diavolo, ecc., sono significativi dell’allegoria rappresentata, cioè la distruzione di una casa attraverso fuochi o fulmini che secondo la concezione cosmologica del tempo erano ritenuti provenire dalla Sphaera Ignis, sfera o cerchio di fuoco che sovrastava la terra (fig. 1).
Tale distruzione poteva essere compiuta sia per mano divina, ma anche dal diavolo se Dio lo permetteva. Nella Bibbia, l’ira di Dio contro gli stolti che non credono in Lui e contro i peccatori si manifesta con fuochi e fulmini. Numerosi sono i passi biblici a questo proposito: “Tu hai schiacciato la cima della casa dell’empio” (Abacuc 3,13); “Invierò un fuoco nella casa di Hazael che divorerà i palazzi di Benadad” (Amos 1, 4); “Jahvé comparirà su loro e la Sua saetta guizzerà come lampo” (Zaccaria 9,14); “Sono fuggiti davanti alla luce delle tue saette, davanti al folgore della tua lancia lampeggiante” (Abacuc 3, 11), ecc.
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Un’attenta osservazione della figura della Torre nel Foglio Cary, unitamente all’immagine della Foudre nel Tarocco Vieville, mi ha permesso di comprendere quello che dal 1500 in poi divenne il significato di questa carta. Nel Foglio Cary appare alla base di una torre la testa di una mucca (fig. 2); nel Tarocco Vieville la torre è sostituita da un albero con un pastore e un gregge (fig. 3), mentre dal cielo cadono delle palle, come nel foglio Cary, che rappresentano in forma stilizzata i fuochi e le pietre della distruzione quali si ritrovano nell’opera Lot e le figlie attribuita a Luca di Leida (fig. 4). Per spiegare queste immagini possiamo far riferimento alla distruzione della Casa di Giobbe operata dal demonio, il quale avutone da Dio il consenso, tentò la fede di Giobbe nel suo Signore, distruggendogli la casa e gli armenti. É scritto infatti nella Bibbia: “II fuoco di Dio è caduto dal cielo, ha bruciato le greggi e ha divorato i servi” (Giobbe 1, 16); “I tuoi figli e le tue figlie stavano pranzando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore, quand’ecco un gran vento arrivò dalla parte del deserto e colpì i quattro spigoli della casa, che è caduta sui giovani, uccidendoli” (Giobbe 1, 18).
Una raffigurazione di questo passo biblico è stata dipinta da Bartolo di Fredi nel 1367 nella Collegiata di San Gimignano (fig. 5). L’affresco mostra una casa merlata il cui tetto rovina all’interno uccidendo i suoi abitanti. Uno di questi è raffigurato nell’atto di fuggire all’aperto, secondo un’iconografia che si riscontrerà nelle minchiate di Firenze (fig. 6).
Sopra la casa appare un diavolo che suona una tromba. Alla destra della casa è rappresentato il versetto 1, 17 di Giobbe “I Caldei hanno fatto tre bande, si sono gettati sui cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i servi”. Sotto l’affresco appare la seguente descrizione “Come el demonio nabissò casamenti ne quali erano phigliuoli et phigliuole et li beni di Giobbe”. In questo passo biblico l’ispiratore del male è Satana. Il senso del dolore che deriva da questa prova è che esso è sacro in quanto la sua esistenza è necessaria al fine di provare la fedeltà dell’uomo verso Dio. In tutte queste cose Giobbe non peccò, né attribuì stoltezza a Dio “Nudo sono uscito dal seno di mia madre e nudo vi farò ritorno! Jahvé ha dato e Jahvé ha tolto: il nome di Jahvé sia benedetto” (Giobbe 1, 21-22). Dio aveva permesso la prova proposta da Satana sicuro, in quanto onnisciente, che Giobbe l’avrebbe superata.
Il racconto biblico vuole insegnare che Dio può permettere che tutti gli uomini vengano colpiti e oppressi. Con le parole del Padre Nostro “Non ci indurre in tentazione” noi chiediamo a Dio di non dover sottostare alle tentazioni, le quali sono di due nature: quelle che spingono al male perché si presentano sotto piacevole veste e quelle che possono far dubitare di Dio perché arrecano dolore. Pur nella tragedia e nelle tentazioni è data agli uomini la possibilità di scelta. I termini attribuiti a questa carta, cioè ‘Casa del Diavolo’ e ‘Casa di Dio’ trovano una loro spiegazione alla luce di quanto esposto. La casa di coloro che manterranno la fede, sarà protetta da Dio, la casa di quelli che invece rinnegheranno il Creatore diventerà preda del demonio.
La carta della Torre nel Tarocco Parigino di anonimo del sec. XVII, definita La fouldre, mostra un diavolo che suona il tamburo e più confusamente altri demoni (fig. 7).
La figura è stata così rappresentata in base a una variante del significato di ‘Casa del Diavolo’ cioè “luogo rumoroso, baccano, frastuono, pandemonio, confusione”. II Carducci nei suoi ricordi autobiografici così si esprime a questo proposito: “Per quello che mi ricordo, direi semplicemente che facevano una casa del diavolo. Del resto io non ho mai suonato o giocato a’ miei giorni, né cantato o ballato mai se non per burla”
L’immagine della Torre nel Tarocco di Catelin Geofroy del 1557, mostra Orfeo nell’atto di suonare una viella, antico violino, mentre dietro lui un diavolo trascina con sé agli inferi Euridice piangente e disperata (fig. 8) secondo una raffigurazione pittorica del mito. Infatti, Orfeo, nell’incertezza che Ermes avesse mantenuto il patto di liberare Euridice alla condizione che si fosse fidato di lui, si voltò per essere sicuro che la sua amata lo seguisse. Tale perdita di fede nel Dio divenne la sua tragedia in quanto Euridice venne riportata negli Inferi.
Nel Foglio Rosenwald del sec. XVI una costruzione viene colpita dalla punta di un fulmine (fig. 9). Ho trovato la stessa figura nel Triompho di Fortuna del 1527, libro di sorte composto da Sigismondo Fanti ferrarese. In quest’opera i significati di “Casa del Diavolo” e “Casa di Dio” vengono accomunati da una medesima immagine astrologica ma spiegati con due interpretazioni contrapposte. La domanda intende conoscere “In che luogo daranno quest’anno i fulgori: Dimostra l’Auttore in questo luogo, che Dio accio che gli huomini si r’ avedano de loro errori, lassa alcuna volta incorrere, che i folgori diano in alchuni luoghi. Onde il Fanti minaccia molto ogni generatione di persone, ma sopra tutti coloro, che tengon puoco conto del colto divino”.
Devo innanzi tutto far notare che il primo termine che definisce la Torre è La Sagitta che ritroviamo nel Sermo perutilis de ludo cum aliis. La sagitta, saetta o fulmine, con il suo fuoco colpisce in una di queste figure inserite nel Triompho di Fortuna i monasteri femminili a causa del grande disordine che vi regna, facendo adirare i cieli, altro antico termine di definizione per la Torre (fig. 10).
Marte furioso se ben fisso miri
Le saette dimostra a cascar hanno
Ne i feminili monestier quest’anno
Pel disordine: che fa i ciel se adiri.
In un secondo quadro troviamo invece una variante in positivo della stessa immagine: la saetta questa volta non distrugge, ma lascia nell’abitazione una Pietra Santa, cioè la punta del fulmine che secondo la credenza popolare, per la sua provenienza celeste, si manifestava come un dono divino (fig. 11). In realtà si trattava di asce di silice primordiale con cui gli uomini cacciavano le fiere. La quartina che illustra questa figura riporta i seguenti versi:
Non ti curar gia per te far redire
In casa liè caduta Pietra Santa
Che di tal Sacrilegio niun si vanta
Puoterlo in gaudio gran tempo fruire.
(Non ti preoccupare per tuo vantaggio di far conoscere
Che in casa (tua) è caduta la Pietra Santa
Poiché di tale manifestazione sacrale nessuno si deve vantare
Per poterne fruire con gaudio il più a lungo possibile).
La concezione che i fulmini potessero essere di due specie diverse, l’una distruttrice, l’altra benefica, si trova già in Plinio che nell’opera Naturalis Historiae (XXXVII, 134) divide le pietre del fulmine in nere e rosse. Con quelle nere e rotonde che risultavano sacre e si chiamavano Betili, si potevano espugnare città e flotte nemiche, mentre quelle rosse erano definite normalmente semplici fulmini. Il Betilo – termine derivato dall’ebraico Beth-el = Casa di Dio – viene accomunato dalla tradizione popolare a ogni pietra di provenienza celeste.
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Didascalie Torre: 1 Albrecht Durer (attrib.), Il Settimo giorno della Creazione, xilografia, in ‘Nuremberg Chronicle’ di Hartmann Schedel, Norimberga, 1493; 2 La Torre, da Foglio Cary, Milano, fine sec. XV o inizi sec. XVI. Cary Collection of Playing Cards, Beinecke Rare Book & Manuscript Library. New Haven: Yale University; 3 La Torre, dai Tarocchi Vieville (Jacques Vieville), metà sec. XVII. Parigi: Bibliothèque Nationale; 4 Lucas Van Leyden (?), Lot e le figlie, olio,1530. Parigi: Louvre; 5 Bartolo di Fredi, Storia di Giobbe, affresco, 1367. San Gimignano: Collegiata; 6 La Torre, da Minchiata Etruria, Firenze, 1725; 7 La Fouldre, da Tarocco Parigino Anonimo, Parigi, sec. XVII. Parigi: Bibliothèque Nationale; 8 La Torre, dai Tarocchi di Catelin Geofroy, Lione, 1557. Francoforte: Museum fur Kunsthandwerk; 9 La Torre, da Foglio Rosenwald, Firenze – Ferrara (?), sec. XVI. Washington: National Gallery of Art; 10 Sigismondo Fanti, Triompho di Fortuna, Responso della Sybilla Erithrea, c. XCIIIIr, fig. VII. Venezia, Agostin da Portese, 1526; 11 Idem, Responso di Althasen Astrologo,c. XCVI., fig. VI.
Faenza, 1952. Storico, musicologo, archivista, docente e Presidente dell’Associazione “Le Tarot”, composta da eminenti personalità del mondo accademico e della cultura. La comunità scientifica internazionale lo riconosce tra le massime autorità al mondo per quanto attiene l’iconologia dei tarocchi storici. Sul tema dello studio storico, simbolico e “dottrinale” dei tarocchi storici ha ottenuto il Patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, collaborando con i grandi musei e le grandi biblioteche, tra cui: il Metropolitan Museum of Fine Arts di New York; la National Gallery di Washington; il Victoria and Albert Museum e il Warburg Institute di Londra; la Graphische Sammlung Albertina di Vienna; la Bibliothèque Nationale di Parigi; la Galleria degli Uffizi di Firenze; la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco; il Museo Egizio di Torino; il Museo delle Ceramiche di Faenza; il Museo Civico Archeologico di Bologna; la Biblioteca Marciana di Venezia; la Biblioteca Comunale di Mantova ecc. Si laurea in Studi Umanistici all’Università di Bologna e successivamente consegue il Diploma di Perfezionamento Post-Universitario in Musicologia. Ha frequentato la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica all’Archivio di Stato di Bologna. Già docente e direttore della Biblioteca Comunale di Brisighella. È autore di numerosi saggi e articoli tradotti in diverse lingue e diffusi in tutto il mondo.
-Sito “Le Tarot”: http://www.letarot.it/
Email: info@letarot.it