La riapertura e la sua immagine
Il design che guarda al periodo post-pandemia, quando l’incremento della produzione dei completi di arredo segnerà la ripresa economica. La porta è il corpo del vuoto.
Il termine con cui cercherò di ricordare questa lenta e sofferta evoluzione della pandemia è “apertura”, esso infatti indica insieme il desiderio e l’azione di vivere. Ho provato a disegnare il termine apertura, con una linea, la traccia del desiderio, che induce ad esporre o a togliere la maschera.
Ho pensato ad una porta e l’ho indossata, come una maschera. Ho indossato la porta della mia casa fino a disegnarla, fino a vedere i segni della mia apertura. Non è la prima volta che ho disegnato una porta e non è la prima volta che il design viene utilizzato per trattenere la memoria storica e il desiderio di modernità in una sola dimensione metafisica, ma oggi dopo una pandemia disegnare un oggetto fino a realizzarlo è il linguaggio primordiale più naturale per esprimere in aforismi il desiderio di tornare a vivere.
Disegnare una porta rappresenta il desiderio di un orizzonte e indica il segno del passaggio da una condizione di appartenenza ad una soluzione di identità, come percorrere il pronao che trattiene il vuoto dinanzi al tempio.
La porta è il corpo del vuoto, che conduce al desiderio dell’altro. Il disegno di una porta, teorema di una maschera, mi ha condotto a riflettere sul tempo e la materia della mia vita e credo che tutti gli oggetti di arredo creativo consentono la narrazione di brevi e intense riflessioni autobiografiche, che proprio in questo caso, come immagini dell’attesa realizzate in architetture di piccole dimensioni, rappresentano istantanee di questo momento storico.
Il design artistico di tipo artigianale e il design orientato alla produzione seriale accompagnano la riapertura verso la ripresa del settore produttivo della piccola impresa. Lo scenario del mercato dei complementi di arredo è ormai caratterizzato dall’aspetto virtuale del luogo della compravendita, che può fare a meno dello spazio fisico concludendo la scelta e l’acquisto del prodotto nell’esplorazione di un sito web.
Questo processo di semplificazione dell’incontro tra la domanda e l’offerta offerta senza necessità di stoccaggio e deposito consente una rivitalizzazione della fase progettuale, perché consente al progettista designer e all’artista di catalogare con costi contenuti la modellazione virtuale dei prodotti, delle visioni, dei concetti spaziali e di esporli in una galleria virtuale, gestita in proprio o dal mediatore della vendita.
Nella seconda metà dell’ottocento la produzione industriale di colori sintetici in tubetti pronti all’uso consentì un incremento notevole e una maggiore libertà dell’espressione agli artisti, che poterono dipingere e collezionare immagini di impressioni ed espressioni di colori, senza aspettare le richieste dei committenti, anticipando insieme alla tela e ai colori la consapevolezza generale dell’evoluzione estetica dell’opera d’arte, che non riflette più l’apparenza della natura, ma ne coglie la fragilità del suo divenire coscienza.
Così oggi, riempire di senso un oggetto modellandone la superficie di contatto anticipandone la forma reale in un’immagine, diventa un’opera di ingegno con cui il designer proietta la memoria collettiva nel desiderio di una nuova società.
L’incremento della produzione dei complementi di arredo sarà un indicatore della ripresa economica, ma sarà soprattutto il segno della ripresa sociale e del desiderio di ricostruire il futuro dalla sua immagine di fragilità.
Immagine: porta disegnata per “Abitare il tempo” Verona 2004
Nato a Caserta nel 1971. Architetto, libero professionista, docente di Arte e saggista. Autore de “Il vuoto denso della periferia” (Saletta dell’uva Editore) e curatore, per conto dell’Ordine degli Architetti di Caserta, della pubblicazione dei quaderni di architettura, con la partecipazione di artisti, filosofi e storici dell’arte. Già Consigliere dell’Ordine degli Architetti PPC di Caserta, dove ha diretto il “Laboratorio permanente di Architettura del Mediterraneo”.
Ha collaborato a vari progetti: il corso di “Laboratorio di progettazione III” della Facoltà di Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli (1997); il Piano di Recupero del Centro Storico di Caserta (2002). E’ stato curatore della mostra “Convivio”, di sperimentazione e ricerca del design alla fiera internazionale “Abitare il tempo” (Verona) e della mostra d’arte contemporanea “Metamorfosi”, presso la “Sala Bianca” della Reggia di Caserta. Si è laureato nel 1996 con lode alla facoltà di Architettura dell’Università di Napoli “Federico II”.
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