La Francia non ha mai avuto una vera corona
Dai disegni della “corona di Carlo Magno”, alle corone personali dei reali francesi. Paradossali vicissitudini e aneddoti della storia delle monarchie d’Occidente. Inoltre, Napoleone non strappò mai la corona dalle mani del Papa.
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La Francia, con la sua monarchia millenaria, indissolubilmente legata ai fasti barocchi dei Borbone, non ha una sua corona vera e propria. Fino a Luigi XIV i re di Francia venivano incoronati con quella che veniva definita “la corona di Carlo Magno” ossia una pesante corona di foggia medievale con quattro grossi gigli.
Ce ne restano solo i disegni. Ma non era l’incoronazione l’atto formale della cerimonia, ma piuttosto l’unzione e il giuramento. Purtroppo questa corona, come molti altri gioielli, è stata trafugata e distrutta durante la rivoluzione.
Si è salvata solo la corona personale di Luigi XV, realizzata dagli orefici Auguste Duflos e Claude Rondé in occasione della sua incoronazione nel 1722. Era uso che i sovrani francesi si facessero incoronare con la corona di Carlo Magno ma che poi, subito dopo, ne indossassero una personale da utilizzare anche nel corso delle cerimonie religiose più importanti.
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Quella di Luigi XV, usata anche per l’incoronazione vera e propria, anche perché il nuovo re era solo un ragazzino, è formata da un berretto in raso ricamato con una fascia metallica, dalla quale partono otto archi sormontati da un fleur-de-lis (giglio dei borboni) formato da cinque diamanti. La fascia metallica è coperta alle due estremità da perle, mentre al centro da otto pietre colorate, da cui partono gli otto archi coperti anch’essi da altre pietre colorate alternate a diamanti. Lo stesso dicasi per le otto pietre della fascia metallica (zaffiri, rubini, topazi e smeraldi) alternate a diamanti.
Prima dell’incoronazione, sulla corona era incastonato anche il famoso diamante Reggente e il Sancy, inoltre alcune pietre facevano parte della collezione del cardinale Mazzarino. Nel complesso, la corona conteneva 282 diamanti (161 e 121 di larghezza piccola), 64 pietre colorate (di cui 16 rubini, 16 smeraldi zaffiri e 16) e 237 perle. Nel 1885 la repubblica francese decise di vendere gran parte dei gioielli.
Per la sua importanza storica, venne tuttavia conservata solo la corona, tranne le sue pietre preziose, che vennero sostituite da pezzi di vetro colorato.
Attualmente è esposta nella Galerie d’Apollon al museo del Louvre. Alla morte di Luigi XV, però, il nipote e successore Luigi XVI decise di utilizzare questa corona per la propria incoronazione e così essa assunse il valore di corona reale.
L’ultimo ad averla indossata fu Carlo X di Francia, fratello di Luigi XVI. Napoleone, per sottolineare la discontinuità della sua casa con quella dei Borbone decise di farsi forgiare una sua “corona” personale.
Nel 2004, quando si sono tenuti i funerali solenni per Luigi XVII, il figlio del re ghigliottinato sulla cui sorte si è alimentata una forte leggenda, la corona è stata portata nella cattedrale in segno di rispetto e riconoscimento di un ruolo dinastico che il piccolo e sfortunato principe torturato dai rivoluzionari non ha mai potuto avere.
Napoleone
Napoleone Bonaparte si incoronò Imperatore dei Francesi nel 1804. Per la cerimonia scelse Notre Dame invece che la storica cattedrale di Reims in cui venivano incoronati i re francesi da secoli. Lo fece per dare un messaggio preciso di rottura con i Borbone. Per l’occasione, proprio per rompere la continuità, si fece anche forgiare una corona nuova che battezzò “Corona di Carlo Magno”, anche se in realtà aveva poco a che spartire con quella vera.
Napoleone a dire il vero si fece preparare ben due corone: una che riproduceva il serto in alloro a imitazione di quella riservata ai condottieri romani, che indossò nel corso della cerimonia, e una corona vera e propria, chiamata appunto “di Carlo Magno”, che si pose sul capo alla presenza del Papa.
Quest’ultima è una corona classica con archi imperiali ma adornata di camei al posto che pietre preziose, in perfetto accordo con l’imperante (è il caso di dirlo) gusto neoclassico.
Contrariamente a quanto spesso si legge, Napoleone non strappò la corona dalle mani del Papa per autoincoronarsi, ma tutto era stato così disposto in accordo col Pontefice stesso. Della corona “romana” in alloro dorato non resta che una ricostruzione, ma qualche anno fa una delle foglie dorate che componevano l’originale fu venduta all’asta a caro prezzo.
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Giornalista pubblicista, classe 1973, da sempre appassionato di musica e opera lirica, ha svolto l’attività di critico musicale per la rivista L’Opera, ha partecipato a numerose conferenze, organizzato rassegne musicali e ricoperto il ruolo di ufficio stampa e autore dei libretti di sala per l’Orchestra Guido Cantelli di Milano dal 2003 al 2008. Cura tutti gli anni la mostra monografica allestita dal Museo del Fumetto di Milano per la prima della Scala nell’ambito del progetto Prima Diffusa del Comune di Milano. Si è diplomato in Comunicazioni Visive con indirizzo Storia del Cinema con tesina su Luchino Visconti. Dal 2011 è ufficio stampa del Museo del Fumetto di Milano e dal 2017 è ufficio stampa titolare della Casa Editrice Astorina per Diabolik. Ha preso parte a diverse trasmissioni televisive per Rai, Mediaset e TV2000 in qualità di storico esperto di storia del costume del XVIII secolo e della dinastia Asburgo.