Kiyo-E, Xilografia e spirito di resilienza
“L’attualità della Xilografia giapponese si manifesta anche in questo, nel permettere a persone di realtà diverse di entrare in contato con l’arte, le tradizioni e la storia…” M. Milone, La Xilografia Giapponese Moderno Contemporanea, Ed. Clandestine.
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Già dalle prime pagine del lavoro di Milone si evince lo stretto legame che esiste tra la tecnica xilografica giapponese e la Fotografia, cominciando dalle caratteristiche sociologiche e dalla capacità di saper incarnare un messaggio altamente egualitario.
La Xilografia è il frutto di un lavoro collettivo con una funzione anti aristocratica. La Fotografia grazie alla sua facile ed economica riproducibilità ha assunto da subito la caratteristica dell’arte democratica per eccellenza.
Ma le affinità non sono caratterizzate solo dall’aspetto sociale, un altro elemento che le accumuna è il mondo del Teatro e dei sui operatori. Anche in questo caso come per la Fotografia, sono cantanti, attori, ballerini i soggetti che affidano alla stampa xilografica la promozione della propria immagine ed è proprio grazie all’ukiyo-e, nato e si sviluppatosi come specchio della realtà, che ci è giunta una fedele rappresentazione del mondo teatrale Giapponese. Tanti sono i riferimenti che Milone riporta nel ricco Glossario, per esempio le yakusha-e dette anche “stampe dell’attore” o dipinti di attori kabuki in particolare quelli tra il periodo Edo e gli inizi del XX secolo, ma anche nozioni di trucco come il Kumadori, o ancora i Kage-e una particolarissima forma xilografica del periodo Edo, apprezzata da adulti e bambini costituita da immagini doppie, una immagine ombra e una reale. L’immagine ombra, che solitamente è la prima ad essere visualizzata e quella reale che, vista in un secondo tempo, rivela la vera identità dell’ombra.
Il tratto caratterizzante della stampa Giapponese è la linea, che nella sua semplicità riconduce alla struttura cinematografica ed è quella che ha permesso al mondo fluttuante orientale di contaminare casualmente quello occidentale, epurandolo degli stili più ricercati. Come l’araba fenice l’ukiyo-e rinasce dalle ceneri, arricchendosi dell’impressionismo e del pittorialismo occidentale, e avviandosi resiliente verso il modernismo dei Manga.
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Attrice e cantante, con ampia esperienza nella docenza accademica. Si esibisce in importanti produzioni in Italia, Giappone e Thailandia, diretta e collaborando coi grandi nomi nazionali e internazionali. Diplomata in Canto e laureata in Nuove Tecnologie all’ Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi che illustra il rapporto tra il mondo del teatro e l’immagine. Dopo aver iniziato la sua carriera come cantante nei maggiori teatri italiani ed esteri (Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Petruzzelli, Teatro Verdi di Salerno, Orchard Hall di Tokyo, Mahidal Hall di Bangkok…) diretta da B. Campanella, G. Gelmetti, D. Oren…e con la regia di N. Joel, S. Roche, W. Pagliaro,D. Haughton e V.Salemme. Approfondisce lo studio teatrale con G.Albertazzi, E.D’Amato, A. Terrani, P.Maffioletti ed E. Paterniti. Il suo repertorio comprende prime esecuzioni assolute come “Il Re Nudo” di L. Lombardi con protagonista Elio delle Storie Tese o la commedia musicale “Ulisse” di A .Del Giudice andate in scena al Teatro Nazionale di Roma. Ha inaugurato il Museo del Novecento di Milano con musiche di N.Rota e E. Morricone, ha eseguito per La Verdi di Milano le Shakespeare Songs di M. Castelnuovo Tedesco. Ha recitato nello spettacolo “Guardali si credono noi” andato in scena al Teatro Palladium di Roma nell’ambito del Romatre Film Festival con la regia di Paola Maffioletti. E’ stata Zerlina nel film “Parlami d’amore” di S.Muccino, ha preso parte al documentario “Chi è di scena. Il Petruzzelli torna a vivere “con la regia di M.Sciarra e al documentario “Il Futurismo un movimento di arte e vita” con la regia di L.Verdone. Ha partecipato al Festival della Voce di Capri con uno spettacolo dedicato a Sarah Bernhardt e Felix Nadar ripreso al festival di Monterchi.
Email: manubonis@gmail.com – Sito: www.manuelaboni.com