Il senso psicologico di comunità
Non derideteli. Ben vengano i canti dal balcone se servono a sentirci meno soli. Hanno un effetto psicologico positivo. Mentre i giovani usano i social, adulti e anziani necessitano di altri strumenti.
“Io credo nel senso psicologico di comunità come spirito di essere insieme” – questa frase non è mia, ma la rendo tale perché spiega, molto bene, quello di cui abbiamo bisogno in questo momento.
Tutti sentiamo la necessità di far parte di un qualcosa che vada al di là della famiglia, la comunità, appunto.
Magari non cerchiamo gli altri perché sappiamo che ci sono. Sappiamo che in qualunque momento li possiamo raggiungere fisicamente, o ci possono raggiungere.
Questo ora non è possibile.
Improvvisamente la possibilità di un semplice gesto, come andare dalla vicina a prendere un caffè, è diventato impossibile. Un piccolo gesto che abbiamo dato per scontato, scopriamo che non lo è più.
Se il senso di comunità, inteso come essere insieme (fisicamente), non è possibile, cosa ci rimane?
Ci rimane proprio il senso di comunità, inteso come spirito di essere insieme.
Allora ben vengano i social che ci consentono di restare in contatto con le persone che ci aiutano a non sentirci soli, a sentirci in una “rete di affetti”.
Sono i social che stanno facendo in modo che i giovani non scalpitino per uscire… grazie a ciò hanno ritrovato l’appartenenza alla loro comunità.
Sono invece le persone più adulte il “problema”. Sono meno connesse nelle relazioni a distanza. Continuano quindi ad uscire, a trovare il pretesto della “spesa necessaria” per cercare il contatto umano.
Allora le iniziative come “cantiamo insieme”, “insieme diciamo una preghiera”, “accendiamo le luci dei cellulari” e, perché no, “ricantiamo l’inno di Mameli a reti unificate”… non solo non vanno sminuite o derise, ma devono essere incoraggiate.
L’importante è sentire l’appartenenza che ci consente di affrontare in modo un po’ più sereno il momento che stiamo vivendo
NOTA REDAZIONALE: l’autrice dell’articolo sollecita tutti gli psicologi e gli psicoanalisti a svolgersi a distanza durante il periodo di quarantena, ricevendo via Skype, o attraverso altre chat. ATTENZIONE: occorre esplicitare un ulteriore consenso per questa forma particolare di terapia a distanza. Il terapista si impegna e assicura che non saranno presenti “terzi non visibili” nella stanza deputata ai colloqui audio/video. Il pagamento del compenso professionale deve avvenire mediante bonifico bancario (mai dal vivo).
immagine: Yoann Boyer su Unsplash
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Psicologa e psicoterapeuta specializzata in Gestalt e Analisi Transazionale. Practitioner dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing – “Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”), metodo psicoterapico riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal Dipartimento degli Affari dei Veterani degli Stati Uniti (Veteran Affairs) e dal Dipartimento della Difesa degli USA. Svolge privatamente la sua professione, abbracciando anche ampie problematiche (ansia, disturbo post-traumatico da stress, crisi di panico, disturbi alimentari, ecc.) e praticando il Training autogeno. L’autrice gode di doppia formazione, psicologica ed economica, già docente di Economia aziendale.
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