Gobekli Tepe – L’alba della civiltà


La scoperta archeologica del millennio. Un’intera civiltà, strutturata in decine di siti, sfuggita alla ricognizione archeologica sino agli inizi degli anni 2000. Più di una semplice scoperta, abbiamo identificato l’anello mancante nella storia dell’evoluzione del Sapiens sapiens: l’uscita dallo stato di natura.

!
Rubrics è rigorosa divulgazione, 
fatta dagli specialisti dei campi. 
NO fakenews e fonti incerte. 
Segui -> Pagina FB e Instagram
E il -> Canale Youtube
©Riproduzione riservata

Verso i primi anni 2000 è emersa notizia di un sito preistorico monumentale in Turchia, Gobekli Tepe, nella regione di Urfa, datato nei suoi strati più antichi al 9500 a.C. (Schmidt, 2011). Già l’accostamento degli aggettivi preistorico e monumentale, oltre alla datazione, fa capire che ci troviamo di fronte ad un’eccezionalità storica.

Il sito si presenta, nel suo strato più antico, formato esclusivamente da un certo numero di strutture semicircolari fino a 30 mt. di diametro ,  (“Special buildings”) atte a riunioni, come intuiamo dall’anello di panche costruito in aderenza alle pareti, in pietra squadrata calcarea. Tale dimensione è superata in alcune strutture, almeno una ventina, ancora sepolte ed individuate col geo-radar. Le pareti di queste strutture si presentano adornate da pilastri squadrati a forma di “T” decorati a bassorilievo da figure di vario genere, principalmente animali, ed in alcuni casi da simboli.

Al centro di queste strutture si erge una coppia di pilastri a forma di T, anch’essi decorati, ma molto più alti, sino a 5,5 mt di altezza, e con peso stimato di oltre 20 tonnellate. La presenza di braccia umane scolpite nei fianchi di questi megaliti gemelli, in alcuni casi anche dotati di una cinta decorata in vita ed una pelle animale a coprire l’area pubica, indica un’essenza parzialmente antropomorfa dall’aria misteriosa e sovrannaturale, il cui significato ancora interroga gli studiosi.

Analoghi rimandi ad enigmatici esseri a cavallo tra l’umano e il sovrannaturale, in forma di statue e totem in pietra si sono trovati anche in siti vicini appartenenti a questa civiltà e con datazioni simili al X°-IX° millennio (Notroff, 2019).

Rubrics rubrics.it massimo izzo università pisa antonio dentice italia italy gobekli tepe civiltà archeologia scavi scoperta 2000 millennio homo sapiens
!
Rubrics è rigorosa divulgazione,
fatta dagli specialisti dei campi.
NO fakenews e fonti incerte.
Segui -> Pagina FB e Instagram
E il -> Canale Youtube
©Riproduzione riservata

Questi ritrovamenti architettonici non sono tuttavia l’aspetto più clamoroso del sito, quanto l’evidenza, ottenuta da sofisticate analisi dei reperti, che questo sito è stato costruito da nomadi cacciatori-raccoglitori, senza abitazioni stabili e precedente la sedentarietà o qualsiasi altra innovazione neolitica. In un numero stimato molto approssimativamente in un migliaio di individui, si ritrovavano dal periodo primaverile-estivo sino a quello autunnale per costruire il sito, come la ricrescita dentale stagionale sui resti di gazzelle consumati nel sito ci ha indicato.

Abbiamo cioè realizzato che gli umani hanno costruito un sito per ritrovarsi prima ancora di costruirsi una casa od un villaggio, per nulla la visione lineare che avevamo della progressione storica della preistoria verso il neolitico. Si noti che già negli anni ’60 è stato ritrovato un sito di aggregazione in Palestina, datato intorno all’undicesimo millennio a.C., Ain Mallaha, civiltà Natufiana, molto rozzo e semplice architettonicamente, che all’epoca era stato interpretato erroneamente come primo sito sedentario abitativo. Invece anche quello era un tentativo, di breve durata e senza seguito locale, di aggregazione sociale stagionale.

Ma perché costruire un sito di aggregazione e quali attività si svolgevano nel sito di Gobekli? Le evidenze archeologiche dalle discariche dicono che in questo sito venivano consumate grande quantità di cibo, soprattutto carne di gazzella e di bovini, cruda in accordo con la mancanza di tracce di fuoco in tutto il sito, vegetali e cereali selvatici che precedono l’agricoltura, e probabilmente bevande fermentate. Quindi banchetti e condivisioni di cibo, ma non solo.

Alcuni bassorilievi sono stati interpretati come segno di possibili alleanze tra gruppi tribali e/o di luogo di danze e balli oltre che di rituali come accenneremo di seguito (Dietrich et al, 2012). Sebbene siano stati ritrovati pochi frammenti di teschi umani, si presume che anche a Gobekli, come in altri siti della stessa civiltà, sia presente un cosiddetto “culto dei crani“, tipicamente culto neolitico, e legato a qualche forma di culto degli antenati e forse in relazione con i pilastri gemelli.

Le strutture ovali, dato il limitato numero di posti rispetto alla forza lavoro necessaria a costruire il sito, certamente non ospitavano tutti ma un gruppo selezionato di persone. La presenza di molte statue ed immagini falliche, e perfino di falli in erezione negli animali scolpiti nei bassorilievi, ha portato ad ipotizzare cerimonie ed incontri in qualche modo iniziatici o comunque riservate ad un pubblico maschile, non essendo presenti in tutto il sito figure femminili. L’unica incisione presente di una figura femminile, solo abbozzata e superficiale e non coerente con i bassorilievi del sito, è stata datata come intrusione posteriore all’abbandono del sito.

Gobekli è stato uno degli elementi che ha portato Ian Hodder (2010), il grande scavatore di Catal Huyuk, cultura anatolica connessa con la cultura di Gobekli, a parlare di “Fallocentrismo Neolitico“. Sfuggendo da ingenui letteralismi e proiezioni moderne, dovremmo guardare in termini simbolici queste presenze falliche e correlarle ad un fatto clamoroso: è la prima volta che la nostra specie costruisce strutture artificiali imponendo il suo controllo sulla natura e modificandola, ovvero un tempo di fondazione di un nuovo rivoluzionario capitolo.

Una delle possibili chiavi interpretative è legata al citato “culto degli antenati“, interpretando queste figure itifalliche in modo simbolico come gli inseminatori di una nuova civiltà, in analogia concettuale con le stesse figure itifalliche che troviamo in Antico Egitto Predinastico legate al fondatore della prima dinastia egiziana, Menes, connessione già fatta degli scavatori tedeschi del sito, il D.A.I..

!
Rubrics è rigorosa divulgazione,
fatta dagli specialisti dei campi.
NO fakenews e fonti incerte.
Segui -> Pagina FB e Instagram
E il -> Canale Youtube
©Riproduzione riservata

Negli anni seguenti alla scoperta di Gobekli sono state identificate altre decine di siti di questa civiltà, riconoscibili dal reperto guida del pilastro a forma di T. Qualcuno di questi, come il vastissimo sito di Karahan Tepe a 15 km da Gobekli, potrebbe essere ancora più antico di Gobekli e solo da poco soggetto ai primi scavi. Le pubblicazioni scientifiche su Karahan Tepe, che si preannuncia scoperta altrettanto clamorosa e ricca, sono ancora in preparazione e tra qualche tempo ne riparleremo e approfondiremo.

Rubrics rubrics.it massimo izzo università pisa antonio dentice italia italy gobekli tepe civiltà archeologia scavi scoperta 2000 millennio homo sapiens

E’ ormai chiaro che questa civiltà, che possiamo chiamare in via non ufficiale la “Civiltà dei pilasti a T“, è stata la civiltà che per prima si è sedentarizzata e per prima ha inventato agricoltura ed allevamento animale: i veri progenitori della civiltà moderna come oggi la concepiamo, ovvero una civiltà basata sulla stanzialità, socialità e cooperazione e che possedesse il controllo delle fonti alimentari.

Ma quale potrebbe essere stato il motore primo o esigenza fondamentale per queste iniziative del tutto rivoluzionarie? Un elemento nelle decorazioni di Gobekli ci dà un’ indicazione importante: il felino carnivoro con le fauci spalancate, il leopardo.

Le sculture di due felini carnivori a fauci spalancate decorano in alto il portale del tunnel che conduce ad una delle più grandi strutture ovali, tutte in origine sotterranee ed avvolte nell’oscurità. Teste di felini a fauci spalancate sono infisse nelle pareti delle strutture, al livello delle panche dove ci si sedeva, in modo da averle di fianco ad altezza testa. Una statua di felino a tutto tondo è ricavata in rilievo, risparmiata nello scolpire uno dei pilastri a T, orientata verso il basso verso il terreno, che digrigna i denti alla figura di un toro, probabile simbolo totemico come altri animali rappresentati, che punta invece verso l’alto. Numerose sculture di felini a tutto tondo di notevole pregio artistico sono visibili nel Museo di Sanlurfa. Aria di morte e di paura. Questa è la conclusione dell’analisi dell’atmosfera psichica di Gobekli. Ed il felino carnivoro uno dei maggiori induttori di questa atmosfera, presente in modo invasivo proprio nel luogo delle discussioni, in guisa di memento del topico principale di discussione.

Il collegamento con le immagini di leopardo che decorano le pareti degli edifici di Catal Huyuk altrettanto destinati a rituali e riunioni, accomuna queste due culture in uno dei simboli più potenti del neolitico. L’animale simbolo della vulnerabilità del nomade cacciatore-raccoglitore che frequentava caverne o tende di pelli e perennemente in balia dell’aggressività della Natura, non solo nella forma di bestie feroci, ma anche di altri elementi provenienti dalla natura come parassiti, malattie e carestie a seconda del tempo e delle stagioni. Fino al momento in cui, con questa civiltà, il Sapiens ha deciso di difendersi con l’artificialità delle costruzioni in pietra e con il controllo delle fonti alimentari tramite l’agricoltura e l’allevamento.

!
Rubrics è rigorosa divulgazione,
fatta dagli specialisti dei campi.
NO fakenews e fonti incerte.
Segui -> Pagina FB e Instagram
E il -> Canale Youtube
©Riproduzione riservata

I due felini carnivori sulla cui testa pone le mani la famosa figurina femminile seduta di Catal Huyuk, una donna anziana e con adipe cadente, tutt’altro che simbolo di fertilità e con un probabile feto morto ai piedi, come hanno determinato le più recenti analisi sul corpus delle figurine neolitiche, puntano ora, grazie a Gobekli, ad un’interpretazione di rinnovato interesse: l’elemento umano, che è riuscito ad arrivare a tarda età e con abbondante alimentazione, grazie all’aver dominato la Grande Madre Natura, l’aggressivo felino carnivoro, con le innovazioni del Neolitico.

Il contrario dei tentativi anacronistici new-age di identificare in quelle figurine idoletti e divinità di cui abbiamo ampiamente discusso nei precedenti articoli di Rubrics sulla Grande Dea. Bisognerà tra l’altro aspettare il IV° millennio di Sumer per avere l’evidenza della presenza del concetto di divinità, il Neolitico non ha tracce di religione, che difatti è storicamente un concetto moderno.

Rappresentare l’Umano che controlla il divino/Natura allo scopo di sopravvivere, ovvero una tipica prestazione di magia simpatica ed apotropaica, è peraltro in linea con l’uso assodato delle figurine neolitiche, come quelle ben diffuse nel Neolitico di animali pericolosi trafitti con schegge di selce come le figurine-feticcio per la magia simpatica appunto, ed unica spiegazione che si accorda con i contesti.

La donna obesa assisa in trono trovata in un vaso contenitore di granaglie a Catal Huyuk, probabilmente difendeva le granaglie stesse destinate agli umani da marcescenze e animaletti della Grande Madre Felino. E l’abrasione dell’argilla di queste figurine, che spesso le rendeva irriconoscibili e quindi gettate in discarica, indica anche che il loro utilizzo protettivo nei contenitori di solidi doveva anche essere popolare e molto usato.

E’ evidente che in questo breve articolo abbiamo narrato la storia di un salto cognitivo della nostra specie, ma il racconto non sarebbe completo se non aggiungessi che tutto ciò risulta avvenire in un tempo brevissimo per le scale storiche dell’evoluzione. La potenza e portata di questo salto ci lascia stupefatti e sotto l’impressione di essere davanti ad un’eruzione di energia psichica potentissima, la cui natura ci è del tutto sconosciuta, nelle menti di un gruppo di persone.

Molti tentativi e proposte sono state fatti per trovare una collocazione adeguata alla definizione di “Antropocene”, l’era in cui l’uomo inizia a modificare la Natura. La modesta opinione di chi scrive è che non dovrebbero esserci dubbi, andrebbe attribuita ai tempi di questo salto evolutivo.

!
Rubrics è rigorosa divulgazione,
fatta dagli specialisti dei campi.
NO fakenews e fonti incerte.
Segui -> Pagina FB e Instagram
E il -> Canale Youtube
©Riproduzione riservata

Immagini: “Copyright DAI, Deutsches Archäologisches Institut, Nico Becker & Erahan
Kucuk.”

Note: 1. Dietrich et al, 2012. The role of cult and feasting in the emergence of Neolithic communities. New evidence from Gobekli Tepe, south-eastern Turkey. ANTIQUITY 2012 (86) pp. 674-695; 2. Hodder, I. 2010. Religion in the emergence of civilization: Catal Hoyuk a case of study. Cambridge University Press;  3. Notroff, J., 2019. https://www.dainst.blog/the-tepe-telegrams/2019/03/20/a-rather-odd-figure-the-so-called-kilisik-sculpture-from-adiyaman-turkey/; 4. Schmidt, K., 2011. Costruirono i primi templi. Oltre Edizioni (Nota: ormai obsoleto ma introduttivo)