Giuliano ‘Logos’ rappresenta l’Italia – Coppa del Mondo di Poetry Slam
Le interviste di Maria Pia Dell’Omo
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Si fa chiamare ‘Logos’ l’artista che rappresenterà l’Italia alla XV edizione della Coppa del Mondo di Poetry Slam, che si terrà a Parigi dal 10 al 16 maggio 2021 in modalità ibrida.
Giuliano Logos Carlo De Santis si collegherà infatti in streaming il 12 maggio 2021 alle 19.30 sulla piattaforma Zoom per dare il meglio di sé rivaleggiando con altri campioni internazionali.
Un evento attesissimo dagli amanti del Poetry Slam. Noi lo abbiamo intervistato per i lettori di Rubrics.
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Benvenuto, Giuliano. Iniziamo a raccontare ai nostri lettori come è avvenuto l’incontro con la poesia performativa. Quali sono state le tue prime esperienze con la scena contemporanea?
Sono stato, da bambino, molto emarginato. Nella mia solitudine, scrivevo tantissimo. Poi, ai tempi delle medie ho conosciuto dei rapper nel mio quartiere. Lì, la mia scrittura iniziò a mutare direzione: se prima era una “cosa” mia, personale, poi divenne “qualcosa” con cui colmare il gap comunicativo che avvertivo tra me e gli altri.
Alle superiori fondai un gruppo con cui ho frequentato la scena hip-hop.
Io e un amico con cui condividevo questa passione (in arte NigiaFlow) notavamo con dispiacere che, nonostante le energie impiegate nella stesura dei testi, durante le esibizioni live proprio questi finivano col passare in secondo piano. Immagina un contesto con tanti ragazzi e impianti non di primissima scelta: tra gli inconvenienti tecnici e l’impeto che certe esecuzioni richiedevano, a farne le spese era proprio la percezione nitida delle parole. Quando tornavo a casa, non riuscivo a sentirmi davvero soddisfatto.
Pensavo di non avere l’occasione di essere ascoltato per davvero e che solo gli artisti più fortunati e notori potessero avere la fortuna di essere ascoltati con calma e attenzione “nella cameretta” di ognuno.
Poi una sera ricevetti una telefonata proprio da NigiaFlow, che all’epoca era in Erasmus. Mi telefonò dalla Francia, emozionato. Mi raccontò che stava assistendo a uno spettacolo in cui “un tizio col microfono faceva poesia, in rima, come se fosse una canzone, e che c’era un pubblico in attento silenzio ad ascoltare ogni sua parola. Una cosa incredibile!”, mi disse: era al suo primo poetry slam. Allora mi misi alla ricerca di un contatto italiano per capire cosa fosse questo poetry slam e scoprii la LIPS (acronimo di Lega Italiana Poetry Slam, fondata nel 2013 a Trieste).
Quando lessi il payoff “Il poeta è un fabbricante di frecce” capii di essere approdato nel porto giusto.
Mi misero in contatto con Andrea Bitonto, il referente del Coordinamento SUD – che raccorda Puglia, Basilicata e Calabria (https://www.lipslam.it/poetry-slam-in-italia/sud/).
La sera del nostro primo incontro, la sera in cui avrei dovuto incontrare l’uomo che mi avrebbe spiegato tutto del Poetry Slam… finì che passammo la serata a spingere la sua auto perché aveva la batteria a terra. Così, coi muscoli a pezzi e una curiosità maggiore dell’acido lattico accumulato nell’impresa, decisi di iscrivermi al mio primo slam, in provincia di Bari. Da allora, mi appassionai talmente tanto che decisi di dare anch’io il mio contributo.
Fondammo il collettivo “SlammalS – branco poetico”, composto nei primi tempi da me, Andrea Bitonto, Donatella Gasparro, Bartolomeo Intranò a cui si sono aggiunti negli anni tanti slammer e organizzatori attivissimi (Alberto Santoro, Gionata Atzori, Cristina Carlà, Francesco Palmieri, Antonio Passaro, Mario Badino, Sophie Stablein). Abbiamo avuto la fortuna di lavorare su una scena fitta e variegata; per me è stato “tutto”.
Poi, nel 2016 è
arrivata l’esperienza con Slam Italia(1). Mi iscrissi a un
loro slam, vincendolo e garantendomi l’accesso alle finali nazionali. Anche lì,
mi classificai primo.
Mi ritrovai così direttamente catapultato ai campionati
europei di slam poetry.
Lì, ho conosciuto tanti artisti affascinanti e che stimo.
Tra i tanti, Simone Savogin, che all’epoca era il campione
nazionale LIPS, mentre io rappresentavo Slam Italia.
Mi si è aperto un mondo. Ho metabolizzato le tante proposte in gioco, è stata una esperienza molto intensa per me.
Sarò onesto: all’epoca, reputo non brillassi molto. Sono cresciuto artisticamente a livello personale e nel valutare le opere degli altri grazie a occasioni come questa.
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Cosa ti ha conquistato di questa forma d’arte? Il momento più forte che ricordi durante una tua esibizione?
Dello slam mi ha conquistato la possibilità di “assorbire” un modo per arrivare alle persone.
C’era uno “schermo” in meno rispetto al limite che l’hip-hop mi aveva creato: essendo fondato prettamente sull’empowerment dell’io, era come se, rappando, mi barricassi – e te lo dico da amante dell’hip-hop. Nello slam invece mi sento molto più dativo anche nei messaggi che tento di trasmettere; nell’hip-hop avverto di prendere io molto dal pubblico.
Il punto di forza dello slam, secondo me, è questo: l’apertura.
Il regalo che questa disciplina ha fatto al pubblico è l’apertura totale al discorso poetico.
Il poeta stesso è chiamato ad aprirsi, a “scendere in campo”, abbandonando la sua “torre d’avorio”.
“Smitizzare” la poesia, toglierle la polvere di dosso, la morte, l’incapacità di comunicare con la realtà.
Non stare dentro la torre d’avorio significa questo: prenderla a cazzotti, e con forza. Tentare di arrivare a chiunque. Questo, però, senza fare captatio benevolentiae.
Il poeta sfida sé stesso tentando di arrivare al pubblico, ma senza rinunciare a se stesso.
Non vorrei mai compiacere per piacere; ma trovare un equilibrio tra l’essere comunicativo e mantenere un valore elevato in quello che si dice.
Se rompi il silenzio devi offrire in dono qualcosa di più importante del silenzio.
Ovviamente, questo è il mio consiglio, non siamo “i guardiani di nostro fratello”.
L’artista dovrebbe mettere al centro della performance qualcosa di comprensibile per chi ascolta, ma spingere vero riflessioni ulteriori, sincere. Io cerco di tenermi in equilibrio, cercando di non compiacere, andando oltre, ma non troppo; altrimenti il rischio è quello di tornare nella torre.
Parlando di pubblici, ogni MC coltiva e anima una scena e, di conseguenza, un pubblico.
Gli MC, credo, diventano inconsciamente guide per le scene che contribuiscono a sviluppare. Il pubblico può reagire in maniera differente, varia da caso a caso.
Ricordo con molto piacere gli slam nei paesi.
Quando vedono noi giovani fare cose che riguardano la scrittura e l’arte sono proprio le persone anziane a dare molti incoraggiamenti. È come se ribaltassimo nelle loro menti l’immagine di una gioventù distante e non legata a certi valori. Rivivono la speranza, soprattutto se sono anche loro poeti e si sentono accomunati dallo stesso desiderio di comunicare.
Un ricordo molto bello che ho del tour di un mio spettacolo in Campania è custodito a Benevento, quando durante un mio pezzo i presenti si sono alzati, e si sono messi a incitarmi e urlare partecipando emotivamente al brano eseguito, che parlava di fuga dei cervelli dal meridione.
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Come sei arrivato a Roma? Quando è iniziata l’esperienza con WOW?
Tre anni fa, dopo la laurea in Diritto, mi sono trasferito a Roma per lavoro e ho iniziato a partecipare alla scena romana, dove ho conosciuto i membri di quello che sarebbe stato il primo nucleo di “WOW – Incendi Spontanei”.
La nascita del collettivo è coincisa con l’inizio di un progetto artistico di internazionalizzazione della poesia. Durante il primo anno di attività abbiamo ospitato ogni mese poeti da tutto il mondo, campioni internazionali di poesia performativa: Dani Orviz e Laura Sam dalla Spagna, Bence Barnay dall’Ungheria, Tania Haberland dal Sudafrica, Marc Kelly Smith (il fondatore del Poetry Slam) dagli Stati Uniti, Alexis Diaz Pimienta da Cuba.
Inoltre, cercavamo di fornire al nostro pubblico e ai nostri artisti locali esperienze di confronto non solo con “big” del panorama mondiale, ma a relazionarsi anche con i poeti “cult” nazionali, come Nicolas Cunial, Savogin e altri.
Si sono aperte infinite porte mentali e la voglia di sperimentare è cresciuta sempre più.
Ad esempio, con il format Poesia Carbonara organizziamo dei secret events di poesia: open mic o veri e propri spettacoli. Raccogliamo le adesioni e comunichiamo alle persone dove saremo poco prima. Con Matteo Di Genova lo abbiamo fatto in un vagone della metro. Con “Gnigne” in una casa privata. Con Vittorio V Zollo sul tetto di un appartamento. Con me, invece, sull’Isola Tiberina, di notte. O, anche, in uno studio d’artista, che come luogo si presta molto al concetto di poesia che condividiamo.
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Da lì, immagino siano seguite una serie di collaborazioni…
Fortunatamente sì, e dei tipi più disparati!
Tra i locali della scena artistica romana, abbiamo trovato da subito una vera e propria casa da Sparwasser, a cui sono seguiti poi Zalib, Pierrot le Fou, le Mura, e tanti altri.
Tra le organizzazioni con cui abbiamo condiviso azioni poetiche e divulgative, invece, ci sono Fridays For Future, Extinction Rebellion e Animal Save.
Per quanto riguarda le istituzioni, abbiamo collaborato con l’Accademia di Ungheria, l’Ambasciata di Svizzera in Italia, il Forum Austriaco di Cultura Roma e saremo ospiti nel maggio 2021 presso Villa Medici – Accademia di Francia a Roma per organizzare l’evento “Scena aperta” con Felix Jousserand, uno dei fondatori della scena slam parigina.
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Di cosa di occupa attualmente WOW, a livello di ricerca e sperimentazione?
Ciascun membro di WOW, oltre a un ruolo ufficiale nel direttivo svolge una ricerca.
Per esempio, io mi occupo del rapporto tra arte e scienza.
Sto lavorando a “P++”, un progetto di I. A. Poetry in cui, grazie alla collaborazione con un ingegnere, viene creato un codice di programmazione informatica, una vera intelligenza artificiale che usa me come “calco” umano da cui trarre ispirazione per comporre. Miriamo a creare una esposizione in cui mostrare come un poeta performativo compone.
Inoltre, mi occupo di crypto art e NFT (“non fungible token”), un modo innovativo di concepire il diritto d’autore e la diffusione artistica. L’NFT sarebbe l’impronta digitale di un’opera, creata grazie a una rete di calcolo non centralizzata, venduta poi sul mercato. L’NFT non è necessariamente legata ad un diritto sulla proprietà; l’opera da cui è tratto è libera di circolare nel mondo, chi lo acquista possiede solo il codice criptato, come un oggetto da collezione a sé stante.
Ti farò un esempio: estraendo l’impronta digitale di una performance video, è possibile venderla sul mercato dell’arte, mentre il video può continuare a circolare in piena libertà. Potrebbe essere rivoluzionario nella processo di rivendicazione della dignità artistica.
Olympia (all’anagrafe Giulia Doneddu, che si occupa della nostra comunicazione digitale e ufficio stampa) si sta dedicando al progetto performativo intermediale chiamato OnlyPoetryFans, il cui nome è ispirato alla piattaforma per la condivisione di contenuti a pagamento OnlyFans. Insieme alla modella e SuicideGirl Ardens indaga il rapporto tra arte e Sex work, l’influenza dei social network e delle piattaforme multimediali nella quotidianità delle persone – sia come individui che nella socialità – e la definizione della propria identità attraverso l’atto di esporsi.
Matteo Bussotti è musicista, producer e batterista, si occupa dell’organizzazione dei nostri eventi musicali e attualmente, nel suo percorso artistico individuale, sta integrando il mondo del projection mapping con quello della batteria elettronica.
Dome Bulfaro dà un apporto stratificato in quanto figura storica della poesia performativa, cura in particolare i rapporti con il movimento internazionale della poesia orale, inoltre in quanto ideatore, fondatore ed ex Presidente della LIPS nonché teorico del fenomeno dello slam, rappresenta per noi il punto di riferimento rispetto ai contenuti relativi a questi argomenti.
Francesco Seu ricerca a partire dalla realtà quotidiana, attraverso sperimentazioni con videoproduzioni e linguaggi performativi differenti come il rap e il teatro, oltre ad essere la nostra “antenna” nel centro della Sardegna.
Renata Prado opera invece in Sicilia, organizza da anni eventi culturali di ogni tipo (sfilate di moda ecosostenibile con performance poetiche, serate di poesia ed enologia ecc.) e, oltre a scrivere e performare, si sta dedicando attualmente a Katharticon, il progetto di una compagnia musico-poetico-teatrale diffusa in tutta Italia.
Leonardo Scrima ricerca concentrandosi con forza sulla componente sensoriale e visiva, mettendo l’accento sull’uso di suoni ed immagini. Non solo; è lui che si occupa della diffusione della disciplina del Poetry Slam all’interno degli ambienti universitari, curando i rapporti con le associazioni degli atenei coinvolti.
In merito a questo, tra le nostre conoscenze esterne al collettivo ma vicine a noi, Viola Margaglio (fondatrice di Ostia Poetry Clan e attuale Coordinatrice LIPS Lazio) ha scritto una tesi sulla valenza didattica del poetry slam. Ce ne sono vari di artisti avvicinatisi a questo mondo e che ne hanno fatto oggetto di ricerca accademica, come di recente ha fatto anche Eleonora Fisco.
Incontrare persone che abbiano questa apertura alla poesia performativa resta fondamentale per operare in contesti didattici. Grazie a un docente delle scuole medie, ad esempio, siamo riusciti ad organizzare, con WOW e altri collettivi laziali (Castelli Poetry Slam, Ostia Poetry Clan, Spoken Poetry Slam), delle lezioni di poetry slam a scuola.
Lo scorso anno, poi, io e Viola Margaglio abbiamo tenuto un corso di poesia performativa al liceo Tacito di Roma, in cui abbiamo spiegato gli aspetti teorici della disciplina, dedicato del tempo ad esercizi di scrittura e all’ascolto/condivisione dei pezzi e, infine, organizzato delle esibizioni interne alle classi.
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Come avete reagito ai limiti sociali imposti dalla pandemia?
Abbiamo cercato di proporre cose diverse dallo slam, tentando di fare altre riflessioni.
Durante il lockdown di marzo 2020 abbiamo proposto il format “Slam The Society”, un ciclo di quattro incontri dedicati a temi di rilievo sociale.
Puntata 1 – https://www.facebook.com/watch/live/?v=239842947370506&ref=watch_permalink
Puntata 2 – https://www.facebook.com/watch/live/?v=646247976105829&ref=watch_permalink
Puntata 3 – https://www.facebook.com/watch/live/?v=650513675498886&ref=watch_permalink
Puntata 4 – https://www.facebook.com/watch/live/?v=292439742151283&ref=watch_permalink
Con Libreria Teatro Tlon abbiamo sviluppato un format che si ispira ai tarocchi: “Medium. Sedute poetiche”, un circolo di letture poetiche online nonché iniziativa di alfabetizzazione alla performatività. Volevamo dare a chiunque, eccezionalmente, la possibilità di cimentarsi con la lettura di un testo non proprio – regola fondamentale invece per lo slam – e condividere questa esperienza collettivamente a livello emozionale. Sino ad ora (siamo al nono incontro) abbiamo raggiunto persone di ogni età e si è rivelato un momento di apertura e confessione sui motivi personali che hanno portato a scegliere un determinato testo.
Essendo poi noi dislocati nello stivale (a Roma ci siamo io, Leonardo, Matteo e Olympia, mentre Dome Bulfaro, Renata Prado e Francesco Seu sono i membri che riescono a connetterci con altre scene nazionali), abbiamo la possibilità di creare iniziative anche fisicamente lontane da Roma, come a Noto (SR), durante il recente evento R-ESISTONO, organizzato da Renata, sono state proiettate delle performance poetiche e musicali in notturna sui monumenti della città.
Per quanto riguarda invece la “rete”, stiamo provando a ridisegnare anche il nostro rapporto coi social network. Stiamo curando il nostro profilo Instagram, come una sorta di “dizionario” dei concetti chiave dell’universo del Poetry Slam e delle attività di WOW. L’obiettivo è spiegare ad un target diverso da quello di Facebook, su cui siamo “nati”, come si possa aderire al circuito slam e condividere il proprio percorso artistico assieme ad altre persone.
Siamo convinti ci sia una fascia di persone disposta ad avvicinarsi perché siamo sicuri ci siano ragazzi e ragazze che hanno molte cose da dire.
E, a tale scopo, stiamo anche valutando di usare Tik Tok.
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Hai parlato prima di dignità artistica. Ti andrebbe di condividere delle riflessioni con noi?
Un problema molto complesso e sentito – ne parlo come artigiano, non da teorico – è la valorizzazione di alcuni aspetti della vita delle persone. L’arte è parte della vita di ciascuno di noi e merita di essere rispettata e ritenuta degna. Soprattutto, considerando la grande miopia con cui la si contempla: se la si prendesse sul serio, l’impatto sull’economia del paese sarebbe incredibile.
Assistendo a vari talk pubblici, ho avuto occasione di ascoltare chi vive una frustrazione collettivamente avvertita. Confido nell’attuale generazione, che ha una forte voce artistica e una maggiore percezione dei meccanismi con cui proporre l’arte come lavoro. Paradossalmente, però, pur avendo consapevolezza delle possibilità offerte dai bandi pubblici, ad esempio, sono proprio i fondi spesso a scarseggiare.
È una dimensione che richiede l’ormai odiata ed abusata parola “resilienza” ma, a voler citare un’altra star del linguaggio post-Covid, il Recovery Fund potrebbe segnare un momento di svolta.
Cito nuovamente la ricerca della nostra Olympia, sul concetto di dignità artistica e personale.
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Come ti senti, alla viglia della importante gara che stai per disputare?
Terrorizzato.
Mi dispiace non andare in presenza, perché per motivi di sicurezza si terrà online, ma spero ugualmente di poter trasmettere qualcosa di emotivo ed essere al livello di chi mi ha preceduto.
Parlo di Emanuele Ingrosso e Luca Bernardini, artisti e persone che stimo tantissimo.
Cercherò anche di divertirmi, perché è coronamento di una serie di cose.
Una delle esperienze più significative nella preparazione alla gara è stata la traduzione.
Ho un’amica madrelingua francese che ha tradotto i miei testi ed è stato emozionante vedermi in un’altra luce, interpretato da un’altra lingua/mente.
Mi ha toccato molto.
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Eccoci giunti alla domanda conclusiva. Per te – e te lo chiedo non a caso, siccome hai scelto di accompagnare al tuo nome il termine greco “Logos” – cosa è per te la parola?
Credo fortemente le parole possano incidere sulla realtà.
Gli studi che hanno preceduto il rapporto tra poesia e scienza erano incentrati sulla corrispondenza tra poesia e ritualità.
In esoterismo, in alchimia, in “chaos magic”, le formule magiche erano frasi ridotte all’osso, ma dense di significato, da ricercare e su cui interrogarsi.
A un certo punto, si è principiato a ritualizzare le formule, ripetendole senza ricordare tutti i significati, slegando i significanti dai plurimi significati di cui la parola era custode.
Paradossalmente, quindi, delle strutture preposte a tramandare più informazioni, a comunicare più di quello che in apparenza facevano, avevano perso la loro potenza comunicativa.
Lo stesso credo sia avvenuto alla poesia. Per questo ho parlato prima di “rispolverarla”.
Vorrei ritornare alla purezza di quella poesia arcaica e intensa, ad usare uno strumento comunicativo (una metrica, una figura retorica, un particolare suono, un a capo) perché mi serve per trasmettere uno specifico concetto o una specifica emozione, non perché “si fa così per fare poesia”.
Perché la parola è la “forma maxima” con la quale l’uomo può modificare la realtà, senza toccarla.
D’altronde, in principio era il Verbo.
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Come seguire l’evento in streaming
Performance di Giuliano Logos 12 maggio 2021, ore 19:30
Accesso alla piattaforma Zoom tramite il seguente link:https://us04web.zoom.us/j/2568171001
“SATOR” – di Giuliano ‘Logos’ Carlo De Santis
SATOR TENET OPERA ROTAS
AREPO TENET OPERA ROTAS
AREPO TENET OPERA ROTAS
AREPO TENET OPERA ROTAS
Voglio tracciare un cerchio
E che il cerchio sia magico
Che faccia da scudo dal tempo che scorre
Voglio staccare coi denti dal resto uno spazio
dove anche le regole dell’universo s’arrestino
E non possano opporre
Il grigio e il cemento
ai moti e alle lotte degli spiriti che sentono
ancora il bisogno di credere che essere vivi travalichi
Immettere liquidi e stimoli fin quando
Il corpo si dice pronto
referto ti dice morto,
Il polmone di ferro ti viene spento
E il dono che hai avuto e sprecato ti viene tolto
Avevo una rondine al centro del petto
Coi vessilli sdruciti da ostro e libeccio
I calami chini di china e adesso,
Un tizio alla radio in TV e sul giornale mi ha fatto pensare che
Sia soltanto l’ennesimo effetto ottico
Che la rondine al centro del petto
Sia un simbolo anonimo o tuttalpiù
un sintomo anomalo ha detto
Che la rondine al centro del petto
si snodi soltanto
tra punti cuciti di un tavolo autoptico, attento.
Il tizio
Si fa chiamare Mr. Mondo, Wide, Web
Conosce a memoria la faccia che fai quando ti masturbi,
i soldi che hai in banca e con la minima approssimazione che c’è
Incrociando dati carpiti con metodi che neanche ti immagini, assurdi,
(Tipo le pause tra i tasti quando li batti e i battiti quando ti tasti)
Sa dove si trova in questo momento l’essere umano al quale potresti ben dire
Senza mentire
Che l’ami.
Ma il suo nome non te lo dirà mai,
O comunque non prima
che tu sia inserito a tal punto nel suo tramaglio
Da avere perduto il concetto di amare un altro
E almeno sottoscritto l’abbonamento Prime.
E allora voglio tracciare un cerchio
E che il cerchio sia magico
E tirarvici dentro
E infiammarvici l’animo
Un cerchio
Che faccia da scudo e rifranga le radiazioni pesanti
Che nutrono l’odio che infesta il tuo petto
Come l’ailanto
L’odio che esplode nel cancro di rabbia
ad intervalli di tempo così tanto ampi
che ti impediscono di riconoscer perfino
Quel cancro che origine abbia,
Come l’amianto.
Voglio tirarti nel cerchio
E ricordarti di aprirne a tua volta
In un mondo che è ovunque, che macina e che domina
Ricordarti di aprire la tua zona automa
Di ritagliarti gli spazi in cui ricordare a tua volta agli esseri umani che essere umani è passione e rabbia e tristezza e gioia
E fratellanza e cervelli sfregati e bicchieri infranti e impulso creativo
E non certo le ore di vita che vendi per pochi e dannanti euro alla volta
Fin quando non smetti di essere vivo
Hai una rondine al centro del petto
Coi vessilli sdruciti da ostro e libeccio
E la vedrai tramontare tra bora e maestrale
Non certo sul tavolo autoptico di un ospedale o in un letto
Hai una rondine al centro del petto
Coi vessilli sdruciti da ostro e libeccio
E la vedrai tramandare le storie al grecale
E dipingere il cielo blu immenso dell’ultimo petalo di Rosa del vento
Ma il tempo è finito
E per ora
Si richiude il cerchio.
SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS
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Breve biografia
Giuliano Logos — 27 anni, artista performativo, poeta, scrittore, rapper — rappresenterà quest’anno l’Italia proprio alla XV edizione della Coppa del Mondo, dopo aver già rappresentato il nostro Paese all’European Poetry Slam Championship del 2016 ed esser stato per tre volte Campione per l’AREA SUD (Puglia-Calabria-Basilicata) del Campionato LIPS. Ha pubblicato il romanzo L’Impero d’Inchiostro (Secop Edizioni, 2016) e l’album FlowProfile, come voce rap della band funk Stip Ca’ Groove (Ngap Music 2017). Finalista nazionale del premio Alberto Dubito di Poesia con Musica, nel 2019 ha inaugurato il suo tour italiano “MÖBIUS – Spettacolo interattivo di poesia performativa”. Attualmente si dedica al progetto di cryptoarte performativa “P++”, che unisce poesia performativa, Intelligenza Artificiale e NFT. É membro e cofondatore del collettivo di artisti WOW – Incendi Spontanei, che dal 2018 promuove la divulgazione culturale nella Capitale e in tutta Italia, realizzando eventi legati all’arte performativa incentrati sul coinvolgimento del pubblico, sull’internazionalizzazione della poesia performativa e sulla diffusione di Pratiche di Vita Sostenibile attraverso l’arte, in collaborazione con Istituti Internazionali di Cultura, Ambasciate, Università e realtà di promozione del territorio locali e nazionali.
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Galleria video
“Date loro fuoco”
https://www.youtube.com/watch?v=7vTqFTY1CIU&vl=it
“Terroni”
https://www.youtube.com/watch?v=BMnwwQq2AHk&t=22s
Contatti
https://www.wowromapoetryslam.it/
https://www.facebook.com/UseYourLogos/
N.d.r.
1. Esistono due circuiti che veicolano la slam poetry nel nostro paese: LIPS (Lega Italiana Poetry Slam) e Slam Italia. Entrambi i circuiti, coi propri campionati, selezionano dei finalisti nazionali da fare gareggiare agli europei di slam poetry.
2. MC sta per Master of Ceremony, in Italiano, Maestro di Cerimonia. È l’organizzatore (il più delle volte, ma non obbligatoriamente) e il garante della equa condotta della gara.
Nata a Napoli, 1987. Impegnata tra divulgazione medico-scientifica e artistico-culturale. Laureata in Farmacia, è particolarmente concentrata nella sensibilizzazione sui temi delle algie cranio-facciali e della prevenzione sessuale. Promotrice e organizzatrice di eventi culturali a Caserta, il cui scopo principale è valorizzare i talenti artistici del territorio. Ha collaborato con diverse testate e lit-blog. È editor di volumi poetici e di narrativa, conduce workshop di scrittura creativa e corsi di editoria. Organizza gare di slam poetry, indipendentemente o come membro del collettivo Caspar – Campania Slam Poetry. Grazie agli studi in recitazione ha sviluppato un approccio performativo alla poesia: oltre a organizzarne, è ospite presso mostre, manifestazioni, happening, incontri letterari da sola o assieme al gruppo “Voci Confinanti”, di cui è membro. Ha un programma radio come podcaster: “RadioSonetto”.
Sito: www.mariapiadellomo.wordpress.com
Fb: www.facebook.com/mariapia.dellomo