Dimagrire mangiando il giusto
Sguardo ai pericoli delle diete “fai da te”, alle sciocchezze diffuse su Internet, ai luoghi comuni di professionisti improvvisati ed esperti della domenica. Come correggere il peso senza stravolgersi la vita e evitando i farmaci.
Molto spesso, soprattutto dopo un periodo di “sacro o profano” gozzovigliare, tra festività natalizie, pasquali, carnevalesche e l’agognata crociera, ci si accorge – quasi con meraviglia – di aver messo su qualche chilo di troppo.
Chili puntualmente rilevati dalla “dannata” bilancia e sciaguratamente ben evidenziati soprattutto in alcuni punti critici del nostro corpo, a seconda del sesso. Per gli uomini, la “pancetta a salvagente”, che per gli ottimisti diventa: “le maniglie dell’amore” e per le donne, il “sedere a panariello”, o peggio ancora, l’immancabile cellulite a “buccia d’arancia” su glutei e cosce.
Ed allora ecco che, talvolta autonomamente, ma spesso dopo improvvisati consulti con familiari o amici, vengono adottate misure precise ed “infallibili” per riacquistare la giusta linea.
Quali? Iscrizione immediata alla palestra; la drastica riduzione, o meglio eliminazione, di pane e pasta, spesso sostituiti da “secchi” (di certo non “magri”) grissini, crackers, o fette biscottate, ma rigorosamente integrali; e poi carne ai ferri, come pesce lesso o grigliato e verdure fresche o lesse al naturale, insaporite con limone o aceto, ma rigorosamente senza un goccio d’olio; poi come frutta, succo di pompelmo o ananas al naturale o, al massimo, una mela, unicamente quella verde “Granny Smith”. Tutto questo da seguire inizialmente per almeno trenta giorni.
I risultati? Dopo un mese di dura lotta interiore, con un nervoso a fior di pelle, spesso con eccessi di caffè, the verde e sigarette, il responso di solito è tragico. Appena un chilo perso, forse al massimo due in meno. Il viso è di sicuro un po’ più scarno… ma il “salvagente”, o l impasto cellulitico, sono lì ancora intatti.
Ciò come è possibile? Embè… è vero che ogni tanto la mattina si sfora con qualche cornetto al bar, ma poi, che sfortuna proprio quel mese tre feste di compleanno, quattro-cinque cene fuori casa (ma assaggiando appena qualcosa!), poi le domeniche… uffà.
Si comprende che qualcosa ancora non va. Si sfogliano alcuni settimanali ad hoc, poi dritti a navigare su internet. Ed ecco una miriade di diete ideali: quella del fantino, la proteica, quella a zona, quella acido-base, quella del minestrone, quella dell’ananas, quella anticellulite, quella di tizio, quella di caio, quella azzurra, quella rossa… Si “studiano” attentamente le più “fattibili”, poi… la scelta. Ok! Questa è quella giusta. Pronti a riprovarci!
Dopo un altro mese di estenuante “stecchetto”, un altro insolente verdetto, con ancora solo un chilo in meno: mannaggia a quelle due cene di lavoro e a quel pranzo di matrimonio… (eppure non toccai cibo!).
Ormai afflitti e sconsolati, si tenta l’ultima carta. Un dietologo, quello medico, cioè quello vero. Dopo una repentina ma attenta indagine di mercato (“Monica ha perso 10kg in un mese dal dr. Tal dei Tali”, ecc.), si alza il telefono e: «Pronto?! Vorrei prenotare una visita».
Ecco fin qui riportato un sunto delle ammissioni confidenziali, o meglio “confessioni”, di tanti pazienti venuti nel mio studio. Non è bene, né giusto, a questo punto, dare spazio alle mie personali metodiche dietologiche, né entrare nel merito degli indirizzi dietetici dei colleghi. Credo, invece, sia più opportuno, tornando ad inizio articolo, dare alcuni consigli a quei lettori che per mille valide ragioni, preferiscono ancora affrontare il problema obesità con la “dieta-fai-da-te”.
Se la dieta è solo dimagrante, ossia quando non ci sono patologie correlate, è corretto seguire un’alimentazione ipocalorica bilanciata che rispetti le giuste proporzioni tra pasta, pane, zuccheri (carboidrati), grassi vegetali ed animali, come olio e burro, (lipidi) e carni bianche, rosse, pesce, o uova (proteine).
Quindi non è necessario eliminare drasticamente pane, pasta ed olio, ma basta ridurre, in maniera equilibrata, tutti i principali componenti alimentari. Si evitano così pericolosi fenomeni di carenze nutrizionali.
La dieta deve essere personalizzata, ossia assolutamente propria, fatta su misura, come un vestito comprato in un atelier, nel rispetto dei propri gusti (qui, in Italia, abbiamo la fortuna di poter scegliere tra mille e più alimenti), delle abitudini e delle proprie necessità di vita… infatti è assurdo consumare alimenti non graditi, solo perché considerati magri, o seguire folli diete monotematiche, o rivoluzionarie, cambiando improvvisamente gli orari dei pasti.
Preferire, comunque, cereali, legumi, verdure e frutta, limitando grassi, zuccheri e soprattutto il sale, occulto “supporter” della cellulite! Bere poi almeno un litro e mezzo di acqua al dì, limitando, invece, al massimo l’assunzione di bevande alcoliche.
E’ inoltre indispensabile trovare il tempo ed il modo per eliminare calorie attraverso l’attività fisica: evitare l’ascensore, servirsi il meno possibile dell’auto, spostarsi preferibilmente a piedi, fare jogging, andare in bici e magari tenersi in attività con uno sport che piace e facile da praticare. Non è indispensabile, dunque, iscriversi in palestra o al tennis, se non graditi.
Ed i farmaci? Servono solo ed unicamente in quei casi di obesità molto severa, o addirittura patologica e vanno comunque assunti sempre (ripeto, sempre!!!), solo sotto attento controllo medico.
Per chi non ha questi problemi sono assolutamente sconsigliati!
Si può e si deve dimagrire mangiando… il giusto!
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Nato a Caserta, 1952. Medico chirurgo, specialista endocrinologo e dietologo. Giornalista pubblicista e scrittore. Aiuto Ospedaliero, poi dirigente medico ASL (dirigente ambulatorio di Dietologia Pediatrica e responsabile Medicina Scolastica). Docente universitario presso la SUN, corso di Laurea in Scienze Infermieristiche. Collaboratore scientifico su fogli e settimanali locali e regionali. Socio ed addetto stampa Accademia Tiberina (sezione Campana).
E.mail : Claudio.Mingione@alice.it