Le opere vincitrici del Premio Internazionale Luigi Vanvitelli (I Edizione – 2023-2024)


I podi delle quattro sezioni italiane del Premio Internazionale “Luigi Vanvitelli” (prima edizione, 2023-2024), dedicato al Prof. Angelo Calabrese, con il patrocinio di: Osservatorio Italiano degli Enti Non Profit – OINP (la maggiore realtà non-profit in Italia); dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli e dall’Amministrazione Comunale di Caserta.

L’organizzazione della prima edizione del Premio Internazionale “Luigi Vanvitelli”, dedicato all’illustre critico Angelo Calabrese,si è articolata tra: Caserta, Milano, Roma, Napoli e l’Argentina (Centro Cultural “Tina Modotti” di Buenos Aires). Il Premio ha ricevuto il Patrocinio morale di: Osservatorio Italiano degli Enti Non Profit – OINP (la maggiore realtà non-profit in Italia); dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli e dall’Amministrazione Comunale di Caserta. La celebrazione si è svolta il 24 maggio 2024 presso la sede del Rettorato dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli

L’internazionalità del Premio è stata garantita da due elementi: si è svolto contemporaneamente tra Italia e Sud America ed è stato aperto a tutti gli italiani, anche quelli all’estero, godendo inoltre della presenza diretta dell’Avv. Antonio Maione, Console Onorario della Repubblica di Colombia. Inoltre, in un evento del Premio successivo alla prima edizione, si è avuta la partecipazione di un noto poeta cubano Karel Alexei Leyva Ferrer (coordinatore del Festival Internazionale di Poesia dell’Avana).

La promozione ha coinvolto numerosi media regionali e nazionali: Sky 814, MS Channel, Tivùsat, i canali del circuito OINP, Radio Marte Stereo (e ovviamente la stampa locale e napoletana); la giuria ha incluso note personalità del mondo artistico e accademico casertano (Lucia Monaco, Mariastella Eisenberg, Chiara Falanga, Cristina Pepe, Elena Porciani, Anna Ruotolo, Roberta Sandias, Michela Savoia), figure di caratura nazionale ed europea (Maria Pia De Martino, Giuseppe Vetromile, Giuseppe Limone) e persino internazionali (Antonio Nazzaro, uno dei poeti e traduttori più apprezzati in Italia e anche all’estero, di recente premiato dal Ministero della Cultura di Cuba);

Gli esiti della prima edizione: ben 430 componimenti. Per l’Italia sono stati premiati gli autori di 11 regioni (Campania, Sardegna, Marche, Veneto, Sicilia, Molise, Abruzzo, Lazio, Toscana, Lombardia e Liguria), per la sezione estera la partecipazione ha convolto 5 Nazioni: Argentina, Perù, Venezuela, Cile, Messico, Colombia, Ecuador.

SEZIONE A – “Poesia a tema libero”

1° premio: “Capolavori”, di Gianrenzo Orbassano – Campania
2° premio: “Convalescenza”, di Domenico Fadda – Sardegna
3° premio – ex aequo:
“Magna Grecia Italica”, di Gabriella Cinti – Marche
“Aggrappata al tacere”, di Roberto Ragazzi – Veneto

SEZIONE B – “Florete, flores”

1° premio: “Dismorfia”, di Ilaria Salucci – Sicilia
2° premio: “Sorella umanità”, di Paolo Posillipo – Campania
3° premio: “L’altalena”, di Daisy Caccavale – Campania

SEZIONE C – “Canere versum, Poesia orale e performativa”

1° premio: “Mia madre è un cervo”, di Cristian Zinfolino – Liguria
2° premio: “Madonna del latte”, di Athena Fedele – Toscana
3° premio – ex aequo:
“22 minuti”, di Milena Di Rubbo – Campania
“La morte”, di Naomi Simeoli – Campania

SEZIONE D – “R-esistenze femminili”

1° premio: “Tienimi donna”, di Penelope Agata Zumbo – Sicilia
2° premio: “Echi di verità”, di Cristina Druc – Campania
3° premio: “Nascemmo morte” di Agostina Spagnuolo – Campania

Podio sezione A – Poesia a tema libero

Giuria: Giuria: Patrizia Baglione, Maria Pia Dell’Omo, Maria Pia De Martino, Giuseppe Limone, Anna Ruotolo, Giuseppe Vetromile.

1° premio: “Capolavori”, di Gianrenzo Orbassano – Campania

Madre,
io non ho scelto di esistere.
Quindi: occupiamoci della vita!
Tutto quello che per il “buon” senso comune è anormale,
è inappropriato e incontrollabile
tu portamelo qui.
Faremo le pareti di casa con le nostre foglie cadute,
celebreremo l’errore come una intenzione nascosta,
come se fosse Natale.
Con i graffi e le cose sporche
ci faremo il tetto.
Guarderemo il cielo nella nostra stanza,
non andremo all’inferno.
La realtà̀ puzza in qualche modo di prigionia.
Nelle droghe, v’è l’autodistruzione:
stimolante e dolce rimedio
alla morale organizzata / criminale,
in loro troveremo l’abisso da cui risalire.
Nel sesso, nell’atto, avremo quiete.
Poi andremo incontro a tempestosi destini,
all’impressione di ripetersi nel quotidiano morente.
Nell’arte, ci perderemo in una nuvola di fumo.
Conoscenza e cultura:
armi della pace contro la decadenza culturale.
Annullare la normalità̀ è il mio martirio,
le stigmate sulle mie mani.
Voglio sfondare le porte.
Voglio liberarmi dalle dipendenze affettive.
Voglio liberarmi dal possesso.
Mancarsi, deserti che si incontrano
così da non soccombere mai più̀.
Finalmente perdersi.
Non sono un incivile,
qui non c’è più̀ vanità.
Ci confondiamo nei merletti,
protagonisti degli amori assurdi.
Tocca a noi uscire fuori dal modo.
Non posso che spiegare il mio disagio:
spegniamo le luci.
Capolavori.

Domenico Fadda – 2° premio sezione A
“Convalescenza” 

Sólo la fiebre y la poesía

provocan visiones.

(R. Bolaño)

Trascorrere la sera che appassisce

a dilatare il tempo e le pupille

– ipotizzando il verso che sigilli

una luce accecante nelle viscere –

e lì, nell’immobilità totale,

perdersi nelle pieghe di un minuscolo

spazio di libertà: sia un madrigale

o un margine d’errore nel crepuscolo.

Gabriella Cinti – 3° premio ex aequo, sezione A
“Magna Grecia italica”

Dopo il ghiaccio, le bouganvilles dello Ionio

garrito colore annuncio di festa.

Più oltre lo smalto traslucente del faro

dove terra si tuffa in liquido screzio

d’argento ai ginocchi della dea

e pensa l’Oriente per raggi.

Tra ciuffi di macchia sussurra l’antica

processione a propiziare il prodigio

tra scaglie complici di turchino,

il viaggio continua tra unghie di rocce

nel cuore boscoso di terre

in fuga verso il mare, il profumo

del sale intravisto tra pini di monti

stupiti dell’altezza loro.

Qui io penso alla storia in cammino

nello sguardo mio e nella danza di aeree

figure, intreccio fermato nell’ocra

e nei pigmenti cromati,

sottratte al loro stesso divenire

per mutarsi in visione e offrirsi

specchio del loro specchiarsi

nei vasi come pagine di mondo.

Qui io penso all’occhio antico

all’immutato turbine, al pensiero

eternato in colonne e armonie.

E penso ai passi della vita

sento il mio percorrerli in ricalco

emozioni come anelli di tronco,

storia di anime calcinate tra legno e pietra.

Poi penso ai loro sorrisi, a suoni di cetra

e Donne al governo del sogno

Signore del bello,

diademi in vortice nel giro

d’aria senza aria, materia

memoria, nostro altare di visione.

A noi solo questa prova rimane oltre

la parola che, in dono di freccia, supera

in poesia il pensiero espanso del sublime.

Roberto Ragazzi – 3° premio ex aequo, sezione A
“Aggrapata al tacere”

Ad Asra Panahi uccisa di botte in Iran per il rifiuto di intonare

una canzone dedicata all’ayatollah Ali Khamenei
*

E se in acqua si sciogliesse

il pianto

e tra tremori e ninne nanne

io sognassi ancora,

di luce sarebbero le tenebre

e le mie catene

polvere di sabbia.

Mi alzo e poi ricado

trafitta da questo male,

con l’invito

che addormenta ogni piacere

nel guardare tra le grate

di una cella innaturale

la luce che si quieta

quando tramonta il sole.

Lo lascio questo velo

e lo affido a mani sciolte,

al muto girovagare

di sarcofaghi viventi,

per chi a terra con gli occhi,

stanchi ed arrossati,

guarda le fragili orme

lasciate dai miei passi.

E se in canto si sciogliesse

la voce

e tra muri chiari e colorati arcobaleni

io vivessi ancora,

libere nel sorriso

sarebbero le mie giornate

e non profanate ora

dal mio parlare muto.

Forti vibrano nel vuoto

i tonfi sordi delle botte,

sospira il cuore

e, aggrappata al mio tacere,

vado in silenzio

nella notte a morire.

Podio sezione B – “Florete, Flores” – ragazzi delle scuole

“Florete, flores” è il nome della sezione dedicata ai ragazzi delle scuole medie e superiori, che è anche il motto del Premio Internazionale Luigi Vanvitelli. La sezione ha in animo l’individuazione di giovani penne meritevoli di attenzioni, con la speranza di poterle affiancare in un percorso di crescita artistico-letteraria.

Giuria: Maria Pia Dell’Omo, Michela Savoia e Giuseppe Vetromile.

Ilaria Salucci: 1° premio – “Dismorfia”

Onde elettromagnetiche che si rincorrono: frequenze scattanti veloci in una corsa forsennata, frenetica, estenuante ed

esanime.

Contro un prezioso tempo sgretolato

fiondate dai meandri della mia mente, dalle intestina del mio corpo

fremente.

Si infrangono su una superficie scintillante, una pozzanghera di desideri muti e

richieste mai formulate:

luce che dipinge angoli complementari, finte imitazioni della mia immagine opaca

ormai trasparente agli animi altrui.

Lunghezze che mi giungono agli occhi

alle cornee distorte, estranee.

Perché ciò che vedo non eguaglia quel che penso,

e le mie forme si dilatano in un mare di insicurezze,

giudizi

rimpianti e limiti insensati

che mi impongo schiava di una imperfetta gratificazione.

Il boccone di cibo che ho deglutito poco fa affiora tra ossa appuntite,

i numeri che ho ingoiato seppellita da colpe e lacrime:

calcoli vacui e pesate irrequiete.

Cerco nel mio riflesso rotondità invisibili

le tasto vorace, affamata

per ricordarmi di quando ho smesso di credere nei ritratti che

non pitturavano il peso del mio odio.

Una grassa incomprensione.

Rimembro quando il mio cervello ha preso il controllo della

bocca

dell’intelletto, ed ho smesso di apprezzarmi come prima.

Appetito di magrezza.

Paolo Posillipo – 2° premio
Sorella Umanità”

Ho paura e voglia di scappare.

I legami sono la causa del dolore,

punti deboli e vulnerabilità.

Ma io non voglio questo.

Non voglio legami e vincoli.

Sono stanco di lottare.

Non voglio testimoni, né complici.

Non voglio guaritori, né soldati.

Non voglio artisti, né muse.

Cerco la mia solitudine

cerco la strada,

cerco la via d’inquietudine

che possa rivelarmi

percuotendomi, scuotendomi, agitandomi.

Chi sono io e come guardarmi?

Chiedo ai boschi di inghiottirmi.

Chiedo al mare di assorbirmi.

Chiedo al cielo di ripudiarmi.

Che sia il cosmo o l’entroterra,

prego solo che possa spezzare l’incantesimo

che mi tiene in vita e lega me a me medesimo.

E allora la memoria si dissolve,

le azioni si fanno lascive e vacue,

ma le mie membra lottano come belve

fameliche in cerca di significato

in cerca di scopo e di nutrimento.

Nessun oceano può spegnere questo fuoco.

Nessuna pietra cancellerà questo sentimento.

L’umanità mi esplode nel cuore,

si dimena, non vuole sparire

e si dispera pur di far rumore

nonostante sia stanca e fragile.

È un’amazzone bella e umile.

Si libera dai nodi

e m’insegna i suoi modi.

Bimba e ninfa, mi indica la direzione:

“Va’ dov’è l’amore e non avrai interdizione.

Se non tieni la testa col giusto portamento

l’apatia finirà per sommergerti fino al mento”.

Finalmente cedo la parola alla quiete:

“È ora di tornare a casa o avrai presto sete.

Va’ e bevi la tua rabbia e il tuo timore.

Macchia le tue labbra di ogni colore,

soldato e fratello, vai e ricorda,

ammaestra ogni tua angoscia

prima che una prenda e ti morda”.

Sorella umanità dispensa saggezza,

neanche oggi vincerà l’amarezza.

Daisy Caccavale – 3° premio
L’altalena”

Dondola l’altalena,

con le corde tese ai rami dei pini.

Corre su e giù veloce,

tra le grida festanti dei piccini.

Dondola l’altalena,

nei miei ricordi di bambina.

Quando papà mi spingeva forte,

e la mamma mi imboccava la pappina.

Dondola l’altalena,

tra le macerie dei palazzi dell’Ucraina.

Tra giochi rotti e abbandonati,

come pure in Palestina.

Dondola l’altalena,

tra corpi inerti e senza vita.

Dove il tempo si è fermato

e non si trova più una via d’uscita.

Dondola, altalena…

dondola e non ti fermare.

Torneranno i bimbi a farti compagnia,

a giocare, a ridere… a sognare.

Sezione C“Canere versum”, poesia orale e performativa 

“Canere versum” sezione di poesia orale e perfomativa, nasce per tutelare e promuovere l’arte della poesia detta ad alta voce, intesa come patrimonio che fonde teatro, scrittura e medicina, tramite il coinvolgimento della foniatria artistica. Giuria: Maria Pia Dell’Omo, Chiara Falanga e Roberta Sandias

1° premio: “Mia madre è un cervo”, di Cristian Zinfolino – Liguria

2° premio: “Madonna del latte”, di Athena Fedele – Toscana

3° premio – ex aequo: “22 minuti”, di Milena Di Rubbo – Campania

3° premio – ex aequo: “La morte”, di Naomi Simeoli – Campania

SEZIONE D – POESIA SULLE QUESTIONI DI GENERE

Negli intenti del Premio, il dare spazio alle questioni di genere, approcciate nella loro intersezionalità con il medium della poesia intesa come strumento sociale.

Giuria: Maria Pia Dell’Omo, Mariastella Eisenberg, Lucia Monaco, Cristina Pepe ed Elena Porciani. Alla celebrazione i premi della Sezione D sono stati conferiti da Marianna Pignata e la giornalista Nadia Verdile.

1° premio: “Tienimi donna”, di Penelope Agata Zumbo – Sicilia

Senza nome potrei morire, ma Agatuzza
siediti qui, accanto:
 
è il non-tempo del bozzolo questo amaro
nonna? Senti? Io non sento oltre il taglio
l’eco arrugginita della chiusa,
la catena ferma, nessuno a salvare
Andromeda.
 
Vedi? Ci ha preso questo buio argentino
Agatina, e dove resistiamo?
Siamo ancora, se qualcuno trattiene
Il nostro nome insabbiato?
La nostra neovulva occlusa,
la valva sepolta?
 
Non si muove il tempo rimpicciolito, nonna
qui lo Stato ha visto una squama nel mio seno
neonato, la colpa doppia dell’innaturale,
balena del mio genere stretta
in armato acquario,
e io intesso zitti ricami,
nel dissanguare piano
la mancanza.
 
E tu Agatina rimani ancora
tu che il velo hai dissolto, insegnami
il presagio del mio nome,
 
in ossa di gelso e corpo,
se per lo Stato sarò “morto”, tienimi
ferma in quel “morta” fiorita,
tienimi viva nonna come tra le tue braccia,
il mio cuore difforme, nato
naturalmente bambina, tienimi
prima che un santo o politico bruci
ogni mia piccola parola.

Cristina Druc – 2° premio – “Echi di verità”

Io vorrei conoscere le giuste parole

per essere ascoltate

e non messe in disparte

come le note di Giacobbe

che nessuno legge.

Vorrei strapparmi la lingua

e sputare il sangue

delle parole strozzate,

abortite,

figlie di un baccanale di emozioni

che nessuno vuol riconoscere.

Nemmeno io.

Ecco. Vorrei inventarmi un’altra lingua,

che abbia una sintassi fluida.

Che sia un corso di fantasia,

senza memoria.

Agostina Spagnuolo – 3° premio – “Nascemmo morte”

Fino a quando dovremo

piegare il capo e tacere, ancora,

oggi come ieri, come sempre,

alle urla di una voce che vomita

assenza di affetto?

Fino a quando dovremo

precipitare nelle scelte

che non scegliemmo, fuggiasche,

pur di cambiare l’abito

che disadorno indossammo?

Fino a quando dovremo

contare i cocci di una vita non vissuta,

negarci al raggio di sole

che invano occhieggia

tra le grate della nostra prigione?

Fino a quando dovremo

arrostire sul rogo delle maldicenze,

sbandate, impaurite, additate,

umiliate, sbagliate?

Nascemmo morte.

Ma non sarà un principe a salvarci.

Ci salveremo col nostro coraggio,

con la forza che ci viene

dalla rabbia che portiamo dentro.

In silenzio ci salviamo,

giorno dopo giorno,

una fatica per volta.